Olimpiadi 2020, Venezia e il Veneto sfidano Roma. La scelta spetta al Coni
Centoventi giorni per decidere a quale città saranno assegnate le Olimpiadi 2020. Roma contro Venezia. Da una parte una città bellissima, dall’altra una perla unica al mondo che mette in gioco una intera regione, il Veneto. Ma a decidere saranno i settantasette grandi elettori del Coni

Gianfranco Bardelle
PADOVA. Centoventi giorni al traguardo: lo sprint è partito. Si sgomiterà, facile prevedere anche colpi bassi. Ma nessuna illusione, partiamo in salita. Roma contro Venezia non sarà soltanto una sfida tra due territori diversissimi. Da una parte una città bellissima, che concentra tutto nell’area urbana. Dall’altra una perla unica al mondo, e per questo altrettanto bellissima, che mette in gioco una intera regione, il Veneto.
Il ballottaggio però non si giocherà soltanto sul piano architettonico. Se così fosse Venezia non avrebbe rivali: la sua unicità la rende preferibile a tutte le altre concorrenti del mondo, figurarsi in Italia. Non ci sarebbe storia. Ma non sarà così. A decidere saranno i settantasette grandi elettori del Coni.
Un pattuglione formato dai 45 presidenti delle federazioni sportive, dai rappresentanti degli Enti, degli atleti, dei tecnici e del Cio (Comitato Olimpico Internazionale). Saranno loro, entro la fine di aprile 2010, a dover scegliere tra i progetti che Roma e Venezia presenteranno a fine febbraio.
L’onestà intellettuale imporrebbe ai presunti saggi di confrontare i diversi studi senza preclusioni di sorta, non facendosi condizionare da questioni ed equilibrismi politici. Sarà così?
Immaginiamo una partita giocata dossier contro dossier con arbitro neutrale. Entrambe le due aspiranti alla candidatura dovranno rispondere ad alcuni quesiti comuni: progetto nella sua globalità; supporto del governo regionale e consenso dell’opinione pubblica; sistema generale di infrastrutture; collocazione delle discipline; villaggio olimpico; condizioni e impatto ambientale; sistema ricettivo; piano dei trasporti; sicurezza; esperienza organizzativa; aspetti finanziari.
Venezia nonostante sia partita con l’handicap delle dichiarazioni non certo benevoli di Gianni Petrucci, presidente del Coni Italia, potrebbe recuperare posizioni e giocarsela all’ultimo voto. Le carte ci sono e parlano di una Venezia collocata nel cuore del vecchio Continente, raggiungibile dalle principali città europee in appena due ore. Sul Veneto gravitano un bacino di 25 milioni di persone, racchiuse non solo nel Nord Est, ma anche in Slovenia, Austria, sud della Germania.
Certo non può contare su un’area metropolitana pari a quella di Roma, ma in compenso vanta un aeroporto terzo in Italia e un sistema aeroportuale da quindici milioni di persone che potrebbero diventare 35, 40 milioni nel 2020.
Una cifra enorme se pensiamo che Rio de Janeiro, che ospiterà le olimpiadi nel 2016, ne conta appena otto milioni. A far salire le quotazioni veneziane poi ci potrebbe essere la distanza che intercorrerebbe tra la città e il quadrante olimpico: appena una quindicina di minuti sarebbero sufficienti per raggiungere il centro cittadino per chi parte dal Villaggio Olimpico. Come se non bastasse c’è anche l’offerta alberghiera. A supporto delle quasi 42 mila stanze di Venezia, ci sonono quelle degli alberghi di Treviso, Padova e, soprattutto, Abano e Montegrotto.
Un esercito fortemente qualificato. Basterà tutto questo? In linea di principio potrebbe bastare, perché a decidere non dovrebbe essere il potere politico, quanto quello sportivo sotto forma dei 45 presidenti delle federazioni. In realtà sappiamo che determinate scelte legate a una valanga di miliardi di euro, nascono all’interno delle segreterie dei partiti. Per Luca Zaia, reuccio annunciato e prossimo venturo del Veneto, sarà la prima fondamentale partita. Vincerla significherebbe poter ridisegnare il territorio da qui al 2020. Anno domine Olimpic Games.
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