Outlet, scatta la guerra tra Noventa e DeltaPo

Mac Arthur & Glenn investe altri 50 milioni: non solo griffe ma divertimento Cambia il modello importato dagli Usa ma il mercato è saturo anche in regione
Di Christian Benna

PADOVA. Si prepara a scoppiare anche a Nordest la “guerra degli outlet”. Non si tratta, almeno non ancora, delle dispute arroventate sul lavoro nei giorni festivi che agitano il centro di Serravalle in Piemonte, dove gli addetti scioperano contestando la decisione dell’azienda di aprire i negozi anche a Pasqua. E nemmeno della prossima tornata di saldi estivi che promette, come sempre, e a prescindere dalla crisi e dal calo dei consumi, il formarsi già alle prime ore dell'alba di serpentoni di consumatori pronti a tutto pur di arrivare in tempo e accaparrarsi abbigliamento griffato a prezzi scontati.

Questa volta si tratta di concorrenza dura e pura che il territorio non ha mai conosciuto. In Veneto fino a ieri c’era un solo factory outlet. Stiamo parlando di un peso massimo come il Designer Outlet di Noventa di Piave: 32 mila metri quadri di superficie, 157 negozi, 3 milioni di visitatori l’anno, che ha dominato incontrastato sulla fashion-mania regionale. Il monopolio è finito: il tempio dello shopping di Noventa di Piave ora dovrà confrontarsi con un concorrente che promette battaglia ad appena 80 chilometri, il factory outlet Deltapo di Occhiobello, nell’area compresa tra Ferrara e Rovigo. Siamo ancora in distanza di sicurezza. Gli esperti di settore definiscono come bacino minimo per outlet un’area compresa in un’ora di automobile.

Tuttavia l'ambizione è la stessa: oltre a servire il territorio di riferimento, i due outlet hanno nel mirino i turisti a lungo raggio che sbarcano a Venezia o in Riviera e dedicano magari una giornata agli acquisti modaioli delle marche del Made in Italy. Noventa di Piave incassa quasi il 25% dei propri ricavi dai turisti dello shopping. Deltapo ha già alzato l’ascia di guerra, mettendo in vetrina la certificazione «Welcome China», per servire al meglio i turisti cinesi. Almeno questo è il biglietto da visita con cui il 12 aprile, tra fuochi d’artificio e spettacoli, Occhiobello Deltapo ha fatto il suo debutto: circa 20 mila metri e 70 negozi, con l'obiettivo di fare leva sull’attrazione turistica del territorio per vendere brand di moda.

C’è abbastanza spazio per due outlet? Molti operatori se lo chiedono, memori delle difficoltà riscontrate dal centro di Roncade a Treviso, che infatti non ha mai visto la luce, per convertisti oggi in un centro commerciale tout court.

Nelle altre regioni d'Italia, va detto, gli outlet sono ben più numerosi. In Piemonte ce ne sono quattro. Pochi giorni fa ha aperto i battenti il primo “inner city outlet” a Settimo Torinese, a due passi dal centro di Torino. A Biella potrebbe aprire il primo outlet cittadino diffuso. In Lazio ce ne sono tre, in Lombardia ce ne sono due e in Toscana altrettanti a cui si affiancherà il progetto di Pisa che vedrà la luce nel 2019. In tutto gli outlet italiani sono 24. Ed è un format di vendita al dettaglio che abbiamo importato dagli Stati Uniti 16 anni fa, quando è stato lanciato - con successo - il centro di Serravalle. Il modello funziona: le griffe mettono in vendita capi di abbigliamento delle vecchie collezioni o leggermente difettosi a prezzi scontati, fino al 70% del prezzo originale. Da allora l'outlet-mania ha fatto proseliti con 2 miliardi di euro di scontrini l'anno. Ma questo modello che ha resistito ai venti di crisi più forti non basta più. Lo si evince dal programma di sviluppo di Deltapo focalizzato non solo sulla moda ma anche sull'intrattenimento. Del resto anche Noventa è un precursore dell’outlet come piazza cittadina: a Natale ha piantato di fronte ai negozi uno degli alberi di Natale più grandi d'Italia. Oggi fa sfoggio di una ruota panoramica alta 16 metri decorata di fiori. E poi concerti, ristoranti e altri intrattenimenti. Insomma l’outlet come retrobottega e spaccio aziendale sembra al tramonto.

«I grandi centri commerciali hanno affrontato con successo questo passaggio prima di noi» dice Filippo Maffioli, presidente della commissione Factory Outlet del Cnnc, l'associazione dei centri commerciali italiani. «Il mondo outlet in Italia consegue ininterrottamente da 16 anni buoni risultati. Ma è saturo. Per ravvivare i consumi bisogna evolversi e proporre cose nuove sotto il profilo della ristorazione e dell'intrattenimento. In questo contesto sta emergendo una sana competizione tra centri commerciali».

Nel centro di Noventa, gestito da Mac Arthur & Glenn, primo operatore del settore in Italia, lo stesso di Serravalle, sono stati investiti altri 50 milioni di euro per un nuovo piano di sviluppo che aumenterà la popolazione aziendale da 1000 a 1300 persone. Noventa è riuscita a mettere in vetrina i top brand della moda: da Armani, Brioni, Calvin Klein, Hugo Boss. La lista dei marchi nell’outlet di Occhiobello è molto meno modaiola: ci sono l’occhialeria Megavision, i giocattoli Toys, l’abbigliamento di Pienza e Taylor Store e poi Borgo Tessile, Prima Donna. Insomma, per Deltapo sarà una scommessa da vincere.

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