Padova, il capo No vax scappa in Perù: «Voglio creare una comunità»

Cristiano Fazzini, pubblicitario di Padova, da un anno e mezzo guida e organizza i cortei. «Ci sono già alcuni pensionati che hanno aderito al mio progetto: lì si vive bene con poco»

Cristiano Fazzini, leader del movimento No vax in Veneto, durante una manifestazione a Padova
Cristiano Fazzini, leader del movimento No vax in Veneto, durante una manifestazione a Padova

PADOVA. Il leader del movimento No vax del Veneto compra casa in Perù con un progettone. «Creare una comunità di italiani: gente che voglia cambiare vita, gente che non accetti più determinate regole in Italia». Cristiano Fazzini, dalle piazze contro Green pass e vaccini al sogno di un mondo nuovo senza imposizioni. Quanto sia un progetto concreto e quanto sia soltanto una fantasticheria, questo al momento non è possibile saperlo.

Ma lui lo dice, non ne fa mistero. E siccome parliamo della persona che da un anno e mezzo mantiene rapporti istituzionali con Questura e Prefettura per l’organizzazione delle manifestazioni del movimento No vax che poi guida in testa al corteo, insomma questo lo rende un interlocutore che parla anche a nome di una collettività. La premessa è doverosa.

Telefonata delle 10.49 di gioved’ 26 maggio.

Pronto, Fazzini?

«Io sono scappato, ti ho lasciato con il tuo salvatore».

Il mio salvatore? Chi sarebbe?

«Come chi sarebbe? Mario Draghi!».

La conversazione comincia così e prosegue con l’invio della posizione geotaggata, con il segnalino che si illumina sul Perù, distretto di Wanchaq.

«Non è stata una scelta facile, ma non mi piace come stanno andando le cose. Qua bisogna inventarsi tutto. E comunque ci sentiamo a fine anno e vediamo chi dei due sta meglio».

Ma parla sul serio? Si è trasferito in Perù?

«Sono qua da una settimana ormai, ma non ho ancora concluso il trasferimento. I miei figli sono ancora in Italia. Ora devo tornare e poi, entro qualche mese, ci trasferiremo del tutto».

E le manifestazioni? Le battaglie contro Bill Gates? Il sostegno elettorale ai candidati del Movimento 3V?

«Ho un progetto: voglio fondare una comunità italiana in Perù. Non si può vivere in un paese che ti considera un pazzo ogni volta che parli, anche quando hai chiaramente ragione. Bisogna rimettersi in gioco, questo è il momento».

Cristiano, scusi: è certo di quello che sta dicendo? E il suo lavoro di raccolta pubblicitaria per una emittente televisiva locale? L’ha già mollato?

«Sono serissimo e ripeto: non sono matto. Voglio creare un posto dove si possa finalmente vivere serenamente. Per quel che riguarda il mio lavoro, al momento gestisco i clienti con il pc ma, a un certo punto, sarò costretto a lasciare. Del resto l’obiettivo è importante».

Come conta di campare lì in Perù?

«L’idea è quella di creare una linea di abbigliamento a base di canapa».

Vestiti di canapa?

«Sì, vestiti di canapa. E ti dirò di più: ho già un sacco di persone che hanno aderito a questo mio progetto. Sono per lo più pensionati: avranno uno sgravio fiscale e vivranno molto meglio che in Italia, perché qua la vita costa poco».

Un anno e mezzo di manifestazioni per poi fare cosa? Andarsene via sul più bello, nel momento in cui tutte le regole anti Covid sono state abolite. Sicuro di essere serio?

«In Italia rincorriamo il guadagno per comprare borse, viaggi, ristoranti. Qua l’equilibrio lo crea la natura. Si vive mettendo sempre davanti la vita, non il lavoro e il business».

Folgorato sulla via di Túpac Amaru?

«Qua conta la comunità, non il singolo. Non ci sono più le priorità della macchina nuova o del vestito griffato. I valori sono altri».

Ma da quanto si trova lì? Quanto ha in mente di restare?

«Sono arrivato qui domenica e rientro in Italia il fine settimana per sbrigare alcune cose».

Come mai proprio il Perù?

«Una mia amica vive lì, raccoglie fondi per gli ospedali della zona. Ecco, anche questo mi piacerebbe fare».

Per portare i vaccini agli indigeni?

«Non scherzare, questo è il mio sogno e spero di realizzarlo entro la fine dell’anno, anche grazie all’aiuto di qualche imprenditore».

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