Padova, minacce di morte per Ghedini
Lettera inviata nello studio legale, scatta l’indagine dei carabinieri del Ros. Berlusconi: "Ghedini ha ricevuto una cosa con cinque pallottole in cui gli dicono che lo aspetta un caricatore intero"

Niccolò Ghedini
PADOVA. Un uomo sotto tiro. Un parlamentare sotto tiro. Un avvocato sotto tiro. Niccolò Ghedini è tutto questo. Almeno a giudicare dalle parole di Silvio Berlusconi, nella lunga telefonata con il membro Agcom Giancarlo Innocenzi. Le intercettazioni finite nell’inchiesta aperta dalla procura di Trani hanno portato a galla un episodio rimasto secretato, che riguarda una lettera di minacce rivolta all’avvocato del premier e alla sua famiglia. Una missiva che ha dato vita ad una indagine dei carabinieri del Ros di Padova. Anche il prefetto si è fatto carico dell’emergenza, prescrivendo particolari misure di protezione nei confronti del cinquantenne deputato del Pdl: residenza a Santa Maria di Sala (Venezia), studio legale a Padova in via Altinate.
INTERCETTAZIONI
. Ecco il contenuto della telefonata in cui il presidente del consiglio Berlusconi si lamenta con il membro Agcom Innocenzi di alcune trasmissioni televisive, facendo leva sul clima di odio che si è creato attorno alla sua figura. Berlusconi: «Ecco io farei così, io ho parlato con il direttore Masi e con tutti i nostri uomini, perché ho fatto uno studio sulle televisioni europee, non c’è nessuna televisione europea in cui ci sono questi pollai. E allora perché noi dobbiamo avere queste fabbriche di fango e di odio. Sono dovuto stare un giorno chiuso a Palazzo Chigi, dormirci la sera prima e la sera dopo». Innocenzi: «Già, ho letto sui giornali...».
B: «Perché sai, è venuto fuori che volevano farmi un attentato accostando una macchina alla mia nel percorso da casa mia a Palazzo Chigi, allora ti domandi... Oggi Ghedini ha ricevuto una cosa con cinque pallottole in cui gli dicono che lo aspetta un caricatore intero, che sarà per lui, per sua moglie, per sua sorella, per suo figlio, che sanno dove va a scuola suo figlio che sanno dove va a giocare e gli hanno praticamente rovinato la vita». I: «Allucinante, ma è questo perché caricano sempre di odio...». B: «E allora non si può più vedere i Di Pietro che fanno quella faccia in televisione, non si può più avere poi un pubblico di parte con quello che dice applausi e questi che approvano quando c’è una cosa che è contraria al vero e soprattutto la Rai non può accettare di non avere più canone perché la Rai con queste trasmissioni fa sì che la gente dica io non pago più il canone perché non voglio che i miei soldi siano andati a Santoro o a Floris». I: «No ma guarda». B: «Ecco, non quello, fammi finire, quello che adesso bisogna concertare è che l’azione vostra sia un’azione che consenta che sia da stimolo alla Rai per dire chiudiamo tutto».
L’INDAGINE
. La lettera di minacce è stata recapitata nello studio Ghedini-Longo in via Altinate 74, tra ottobre e novembre dello scorso anno. Subito sono stati mossi i militari del Ros, che hanno avviato un’accurata indagine nel tentativo di individuare il mittente. Nella missiva, come sottolinea Berlusconi durante la telefonata, si farebbe riferimento anche ai famigliari dell’avvocato-deputato padovano. Il Premier durante la conversazione fa riferimento anche a cinque pallottole, che invece non risultano nell’inchiesta aperta a Padova. Dopo quell’episodio però, oltre alla scorta che Ghedini già aveva, sono state concordate con il prefetto particolari misure di protezione. Il caso, infatti, è stato ampiamente discusso anche in sede di Cosp (Comitato ordine e sicurezza pubblica), con il questore Luigi Savina e il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Vincenzo Procacci.
CHI È.
Figlio di un noto penalista, è cresciuto a Santa Maria di Sala insieme alle due sorelle (Ippolita, avvocato ed Elena Francesca, ordinario di Archeologia classica). Liberale storico, nel 2001 «scende in campo» nel collegio di Este. Ghedini, a Padova, preferisce rintanarsi nello studio di via Altinate condiviso con il «principe del foro» Piero Longo. Laureato a Ferrara, inizia subito a lavorare accanto al maestro Longo. Da lui impara tutto, pure la passione per il diritto. In pochi anni riesce a diventare l’«ombra» di Berlusconi: il principale consigliere politico e giuridico del capo di governo. L’autore di tutte le leggi ad personam che il premier si è fatto cucire addosso. Niccolò Ghedini, ambiziosissimo, arriva poco più che trentenne alla corte del primo ministro e viene «premiato» per la sua fedeltà (oltre che per la sua indubbia capacità) con uno scranno a Montecitorio. Oggi è noto semplicemente come «l’avvocato» di Berlusconi. Anche se di bravi legali il premier ne conta pure altri, tra loro proprio il maestro di Ghedini, il professor Piero Longo con il quale condivide lo studio in via Altinate 74. E ancora il parlamentare Gaetano Pecorella. Ma Ghedini resta una figura di primo piano. Anche per questo, forse, la sua vita privata è stata minacciata.
Argomenti:elezioni regionali 2010
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