Pene esemplari per l’invasione ultras
L'11 gennaio scorso i due insieme ad altri sei (poi denunciati) entrarono negli spogliatoi al termine di Padova-Legnano. Locicero condannato a un anno e due mesi, Martin a cinque mesi. Accolta dal giudice la tesi dell'accusa Contestata la resistenza anche senza violenza e steward equiparati a pubblici ufficiali

Gianluca Locicero e Alberto Martin
Un anno e due mesi, con il mantenimento del Daspo (di 5 anni) e l'obbligo di firma giornaliero per Gianluca Locicero, 32 anni. E cinque mesi (pena sospesa e non menzione), con il mantenimento del Daspo, per Alberto Martin, 22 anni. Pugno duro del giudice monocratico Mariella Fino, ieri pomeriggio, nei confronti dei due ultras condannati per resistenza e violenza a pubblico ufficiale per l'intrusione negli spogliatoi al termine della partita dell'11 gennaio scorso Padova-Legnano (terminata zero a zero). Il giudice Fino ha condiviso la tesi del pubblico ministero Renza Cescon che aveva applicato alla lettera il decreto Pisanu (contestata la resistenza anche in assenza di violenza fisica ed equiparati gli steward presenti allo stadio ai pubblici ufficiali). La Cescon, tra l'altro, aveva chiesto un anno e quattro mesi per Locicero e dieci mesi per Martin. Ieri pomeriggio è stato chiamato a testimoniare dalla difesa anche il capitano del Padova (di quel giorno) Paolo Cotroneo. Il giocatore ha cercato di minimizzare. Ma non è servito. Locicero e Martin sono stati condannati. Ora si andrà all'Appello e poi in Cassazione.
Ma si tratta comunque di una sentenza esemplare. E' la prima volta, infatti, che in Italia due ultras sono condannati per resistenza (in assenza di violenza fisica) perché gli steward vengono considerati pubblici ufficiali e perché l'intrusione in spogliatoio viene sanzionata come se si trattasse di un'invasione di campo. Gli arresti di Locicero e Martin, avevano fatto scalpore anche per questo. Qualcuno riteneva i due provvedimenti sproporzionati rispetto a quanto accaduto. La magistratura ha stabilito che non è così. Quel pomeriggio dell'11 gennaio, al termine della partita Padova-Legnano, scoppiò all'improvviso la rabbia degli ultras biancoscudati contro i giocatori del Padova. Un manipolo di supporter riuscì ad arrivare fino agli spogliatoi dei giocatori padovani che si stavano cambiando. Il gruppo si fece largo spintonando gli steward della società, dediti appunto al controllo degli ingressi. Una volta all'interno dello spogliatoio del Padova, gli otto ultras attaccarono verbalmente mister Sabatini e i giocatori («Ci state prendendo in giro», «Sappiamo dove andate a divertirvi la notte, vi veniamo a prendere là»).
Gli otto furono, tuttavia, bloccati dalla polizia pochi minuti più tardi. Due finirono in cella: Gianluca Lo Cicero, 32 anni, uno dei capi degli ultras e Alberto Martin, 22 anni. Il presidente del Padova, Marcello Cestaro, tra l'altro, il giorno dopo esonerò Sabatini (al suo posto fu chiamato Attilio Tesser). Carlo Sabatini è stato richiamato in panchina qualche settimana fa. Nel frattempo restano invariate le condanne (leggi Daspo) per gli altri sei ultras. Il gip Rita Bortolotti, pochi giorni dopo il fatto, aveva deciso che Giovanni Vettorello di Padova, Demis Capellato di Pionca e Matteo Barbiero di Padova dovevano restare fuori dall'«Euganeo» durante le partite del Padova (anche amichevoli) per quattro anni, con tanto di obbligo di firma. Per gli altri tre ultras (Tacchetto, Beghin e Sandon) furono decise misure meno drastiche: niente stadi per 3 anni e senza obbligo di firma.
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