«Pentimento vero»: scarcerato uno dei killer della Uno Bianca

Libertà vigilata per Marino Occhipinti, condannato all'ergastolo. Era detenuto a Padova. Vivrà a Maserà
Marino Occhipinti
Marino Occhipinti

PADOVA. Non è libero, ma è stato scarcerato. Sconterà la pena fuori dal penitenziario Due Palazzi di Padova uno dei protagonisti della banda della Uno bianca, Marino Occhipinti, 53enne di origine foggiana, un passato da agente nella Squadra mobile di Bologna, in carcere dal 29 novembre 1994, condannato all’ergastolo e detenuto nella casa di reclusione padovana, poi beneficiario della semilibertà dal 2012. Da lunedì è fuori. Non del tutto libero ma sottoposto alla liberazione condizionale per i prossimi 5 anni tra trascorrere in libertà vigilata: vivrà a Maserà con la compagna, una signora divorziata che frequenta dal 2011. Il provvedimento è stato deciso dal tribunale di Sorveglianza di Venezia (presidente Giovanni Pavarin e giudice Linda Arata). E poi? Potrebbe tornare davvero libero.



La liberazione condizionale è una misura di sicurezza con finalità di reinserimento sociale: consiste nella possibilità di concludere la pena all'esterno del carcere in regime di libertà vigilata. Libertà vigilata che, in questo caso, non è l’istituto applicato ai soggetti socialmente pericolosi al di fuori di una condanna penale ma si traduce nel fatto di scontare la sanzione nel “mondo dei liberi” di fronte a determinate condizioni (come aver trascorso dietro le sbarre 26 anni, se si tratta di ergastolo decurtato della cosiddetta liberazione anticipata), purché il beneficiario abbia dimostrato il proprio ravvedimento.

Chiare le prescrizioni che Occhipinti sarà tenuto a rispettare Occhipinti: rientrare a casa entro le 23 e non lasciarla prima delle 6 salvo autorizzazione del giudice; guidare l’auto (la patente non gli è stata ritirata) spostandosi solo all’interno del Veneto; essere sempre in contatto con l’Uepe (Ufficio esecuzione penale esterna) competente a gestire le misure alternative, e qui recarsi ogni volta che gli sarà indicato dall’assistente sociale che lo segue. Non solo: avrà l’obbligo di non frequentare pregiudicati e tossicodipendenti, di non drogarsi e di non abusare di sostanze alcoliche. Infine non potrà tenere con sé armi, mentre gli è stato ritirato il passaporto e qualunque altro documento valido per espatriare. La vigilanza nei suoi confronti è stata affidata ai carabinieri della stazione di Albignasego.

Si parla di resipiscenza. E ancora di autentico pentimento. Di rivisitazione critica del proprio passato. Nelle carte del fascicolo sul detenuto “Occhipinti Marino” tante relazioni e valutazioni sulla personalità e il percorso di un uomo che da guardiano della legge – vicesovrintendente della sezione narcotici della Squadra mobile della questura bolognese e consigliere provinciale del Sap Sindacato autonomo di polizia – si era trasformato in bandito e assassino. La pena finale? L’ergastolo con isolamento diurno per 7 mesi e 22 giorni. Una pena che comprende anche l'omicidio di Carlo Beccari, guardia giurata di 26 anni uccisa nel 1988 durante l'assalto alla cassa continua della Coop di Casalecchio di Reno. Da oltre 15 anni Occhipinti lavora nei call center della Cooperativa Giotto attiva in carcere.

Nel 2010 primo permesso premio di poche ore per partecipare alla via Crucis organizzata da Comunione e Liberazione (Cl) a Sarmeola di Rubano: fu l’occasione per riabbracciare genitori e fratelli fuori dal carcere. Poi altri permessi di una settimana ad agosto per frequentare iniziative di Cl in Val D’Aosta. Nel 2008 il giudice Pavarin si era appellato a «un’auspicabile apertura da parte dei familiari delle vittime... Si è pentito» aveva detto a proposito di Occhipinti, «facendo del bene». E aveva parlato del suo «tentativo di riscattare il male che ha fatto». —


 

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