«Per noi il secondo ko Il primo allo Sugarreef sei anni fa a Piombino Ma non molleremo»

il racconto
Apoche ore dall’incendio al Rdka c’è voglia di rimettersi subito in pista per aprire i battenti questo stesso fine settimana. Si progetta come rifare il bancone e come rimettere in linea la sala dopo i danni (fortunatamente pochi) fatti dall’attentato. «Non abbiamo intenzione certo di lasciarci intimorire» dice Riccardo Checchin, uno dei gestori residente a Jesolo (Alex e Thomas Visentin sono invece di Camposampiero), «certo sono sconvolto, ma perchè trovo assurdo che cose simili succedano nel 2019 e a Treviso». È giovane, ma lavora tra consolle di dj, tavoli, bar e serate di show da dieci anni, esattamente come gli altri due gestori di Rdka con cui condivide l’impresa della notte da tempo.
«Non abbiamo mai ricevuto minacce, né nell’ultimo periodo né prima», dice Checchin di ritorno dalla questura, dove ieri mattina ha depositato i video ripresi dalle telecamere di sicurezza in cui si vedono i due attentatori forzare la porta e spargere benzina sul bancone del locale.
Per lui per Thomas Visentin una scena già vissuta, è lo stesso Checchin a raccontarla: «Il 31 ottobre 2013 avevo 25 anni e ho perso tutto ciò che avevo costruito assieme ai miei soci: un incendio ha portato via con sé quello che era il nostro locale, il nostro lavoro e tutto ciò che avevamo, si chiamava Sugarreef (era a Piombino Dese, ndr)» rimasero solo cenere e macerie, troppi danni per ripartire. Ma Checchin e soci non si lasciarono andare. «Siamo ripartiti completamente da zero senza lasciarci intimorire e aprendo altri locali. Non si sa ancora chi siano i colpevoli di quel tremendo fatto, ma spero si trovino quelli che ieri hanno tentato di fare la stessa cosa al Rdka».
I titolari ringraziano le forze dell’ordine e i pompieri, che sono intervenuti non appena scattato l’allarme, permettendo di estinguere le fiamme prima che si propagassero. Poi Checchin si sfoga: «Non so da chi siano stati mandati gli autori del gesto, mi chiedo però dove stiamo andando a finire. Resto impietrito e sconvolto» prosegue, «ho 30 anni, combatto ogni giorno da 13 anni assieme ai miei soci, per il sogno in cui crediamo, per l’azienda che abbiamo costruito con tanti sacrifici e con tante rinunce, nella quale lavorano oltre 50 persone, tanti coetanei molti dei quali amici. Non capisco cosa stia succedendo, non mi rendo conto di quanta cattiveria e quanta infamia esista al giorno d’oggi. In un Paese che non riconosco più, in un Paese che probabilmente non sento più “casa mia”, nel quale non mi sento forse al sicuro».
Poi, anche su suo profilo facebook, raccontando l’accaduto ai tanti amici e clienti del locale, ribadisce il suo augurio: «Spero che la giustizia svolga il suo corso e che queste persone vengano arrestate e paghino per le loro colpe». Risentimento? Un po’ certo, ma si preferisce guardare avanti: «Voglio avere ancora fiducia nelle istituzioni, nella giustizia, nel fatto che alla fine i buoni vincano». —
F.D.W.
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