per ogni azienda che chiude un nuovo partito che apre

Milano 14/01/2017 incontro per il Centro Sinistra "Milano, Lombardia, Italia: Obiettivo governo". Nella foto Carlo Calenda, Matteo Renzi.
Milano 14/01/2017 incontro per il Centro Sinistra "Milano, Lombardia, Italia: Obiettivo governo". Nella foto Carlo Calenda, Matteo Renzi.

I saldi della politica. Con largo anticipo su quelli dei negozi, e malgrado l’abbondanza delle alternative disponibili sul mercato elettorale, proliferano le offerte di nuovi partiti: ad personam, come vuole la moda. Ha cominciato Renzi, e a ruota ecco i vari Toti, Calenda, Carfagna; si preannunciano new entries, da Biancofiore a Fioramonti; pullulano i mal di pancia, dal Pd a Forza Italia ai Cinque Stelle; Salvini se ne confeziona uno su misura. Intanto, sia al Senato che alla Camera i gruppi misti funzionano come porte girevoli che offrono ai transfughi del seggio una momentanea area di sosta: prendendosi il tempo per valutare l’offerta migliore.

Il fenomeno più vistoso di questa corsa a metter su bottega è l’addensamento al centro: caratterizzato da un trend opposto a quello delle sardine. Nessun affollamento di piazza; al contrario, un gruppetto di “rari nantes in gurgite vasto”, come li definirebbe Virgilio. Dal naufragio della Dc di ieri a quello di Forza Italia di oggi, in tanti hanno provato e provano a riempire quel vuoto, senza riuscire a raccogliere che briciole di percentuali; col risultato di rimanere irrilevanti, a dispetto dei reiterati cambi di insegne e delle nuove aperture seriali. Cosa che peraltro non sembra turbare i protagonisti: ai quali, spesso e volentieri, i qualcosa-virgola-qualcosa in termini di voti bastano per condizionare i sempre traballanti governi, e ottenerne in cambio dei vantaggi. In politichese si chiama pari dignità; in italiano corrente, ricatto.

In questo mercato del consenso a prescindere, colpisce l’inarrestabile implosione di Forza Italia. Per la prima volta, Berlusconi non ha radunato i suoi parlamentari per i tradizionali auguri di Natale: temeva che a spiccare fossero più i vuoti che i pieni. Così pure lui, dopo i fasti passati, deve toccare con mano lo squallore dei marinai che uno dietro l’altro abbandonano la nave prima che affondi, per procacciarsi più sicuri imbarchi: molte di queste situazioni vedono protagoniste persone cui era stata negata la riconferma in remunerativi incarichi, anche se oggi si trincerano dietro nobili motivi ideali. Non poche di costoro, senza la visibilità, il paracadute e i soldi del Cavaliere, non avrebbero mai occupato la carica neppure di consiglieri comunali di Papozze. Il guaio è che questa Lilliput politica si accompagna alla vistosa debolezza dei sedicenti Gulliver, dai Cinque Stelle al Pd, e alle spacconate del capitan Fracassa leghista. Col risultato di traghettare gli italiani in un nuovo anno carico di cupi scenari, specie sul piano di un’economia ad alto rischio: con un debito che continua a crescere, e 149 tavoli di crisi in atto, attorno ai quali ruotano le sorti di oltre 200mila posti di lavoro. Aziende che chiudono, partiti che aprono: i conti non tornano. Ma per dirla con Dante, chi pon mano ad essi?



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