Pietro Bellotti, il più francese dei Canaletto

Nipote di Antonio Canal, firmava le sue opere in modo diverso rispetto al più famoso fratello Bernardo Bellotto. Per la prima volta riuniti 43 suoi dipinti, che vengono esposti a Venezia a Ca' Rezzonico, sede del Museo del Settecento Veneziano. L'inaugurazione sabato 7 dicembre

VENEZIA. Il titolo della mostra di Ca’ Rezzonico, “Pietro Bellotti. Un altro Canaletto” merita qualche spiegazione. Sappiamo che Pietro Bellotti è fratello del più famoso Bernardo e nipote di Antonio Canal, detto il Canaletto perché figlio di Bernardo Canal. Come si spiega questa diversità nei cognomi dei fratelli e perché un “altro Canaletto”? Pietro ha sempre firmato così tutti i documenti che abbiamo reperito e l’uso del plurale nei cognomi sottintendeva un “dei”: quindi Pietro dei Bellotti. Il fratello Bernardo invece dal 1742 in poi firmerà sempre i suoi quadri come “Canaletto” e come tale è conosciuto ancor oggi nel Nord Europa. Ragazzo sveglio di grande talento, capisce che quel marchio paga. Il Nostro in Francia userà talvolta la versione Canaletty: da qui “un altro Canaletto” .

Bellotti ha avuto una vita complicata, ma se l’è sempre cavata bene; dove non arrivava con la sua arte, suppliva con grande fantasia. Nasce il 22 marzo 1725 e viene battezzato il 25 come Pietro Teodoro Maria. È il quinto figlio di Lorenzo e Fiorenza Canal. Il padre è uomo del sottobosco politico veneziano; viene condannato per truffa e sconta più periodi in carcere. Va e viene per misteriose faccende, il che non gli impedisce di avere cinque figli; nel 1726 sparisce e abbandona moglie e infanti. Fiorenza è figlia di Bernardo Canal e quindi sorella di Antonio, ed è nella casa paterna che verrà accolta con la figliolanza. Appena adolescenti Bernardo e Pietro entreranno nella bottega di famiglia dei Canal. In quella bottega c’è sempre un gran daffare: le vedute di Antonio sono ambite dai viaggiatori del Grand Tour ansiosi di portarsele a casa per esibirle come trofei. Il meccanismo si inceppa agli inizi degli anni quaranta quando scoppia la guerra di Successione Austriaca. Venezia è neutrale, ma l’Europa è in subbuglio e i ricchi viaggiatori se ne stanno rintanati negli aviti palazzi. La crisi negli affari di bottega fa esplodere latenti conflitti, tanto più che il patriarca Bernardo muore nel 1744. Canaletto andrà a cercar fortuna a Londra, Bernardo troverà la sua a Dresda. Sapevamo che Pietro nel 1749 era a Tolosa dall’atto di battesimo della seconda figlia Babé, in cui compare il nome di sua moglie: Françoise Lacombe.

Poche tracce vi erano su di lui finora, ma una fortunata ricerca d’archivio ci ha fatto scoprire un documento inedito fondamentale. È il contratto di matrimonio di Babé, stilato nel 1766 sempre a Tolosa. La ragazza non ancora diciottenne si appresta a sposare un dentista di origine italiana (tra l’altro i pronubi non hanno una lira o meglio una livre ).

Se la vita di Pietro fosse una telenovela questo atto notarile potrebbe essere definito come il riassunto delle puntate precedenti. La voce narrante è quella di Françoise che dà l’idea di essere molto arrabbiata: il marito nel 1762 è partito per l’Inghilterra e non ha dato più notizie di sé. La donna ha sei anni più di Pietro, va verso i cinquanta, un’età più che matura per l'epoca . Evidentemente sospetta una fuga definitiva e per vendicarsi l’anno prima ha venduto i 22 quadri trovati in casa.Il racconto di Françoise parte da Genova: i due si sono conosciuti lì nel 1745. Così veniamo a sapere che la partenza di Bellotti da Venezia è avvenuta allora e che si è trattato di un distacco definitivo visto che la Lacombe dichiara che il marito non ha più avuto contatti con la famiglia d’origine. Tuttavia la quasi vedova dice qualche bugia o almeno tace non irrilevanti dettagli; in realtà si è sposata sì a Genova, ma nel 1748 e all’epoca, vivendo more uxorio, aveva già partorito una figlia di nome Marie Anne. Sappiamo ancora da lei che i due hanno vissuto per alcuni anni a Nantes dove è nato André Pierre, l’unico maschio. Pietro tornerà dall’Inghilterra e riapparirà in quella città nel 1768 e poi di nuovo a Tolosa per un lungo periodo fino al 1777 quando partirà nuovamente col figlio che sognava di entrare nella prestigiosa Ecole de l’Academie della capitale André Pierre aveva frequentato per sei anni la scuola d’arte di Tolosa dove prometteva bene; diplomatosi nel 1774 aveva esposto con il padre (e eseguito un ritratto di questi che saremmo curiosi di ritrovare). Pietro non si ferma a Parigi, pochi anni dopo lo troviamo a Lille. Qui perdiamo le sue tracce ma nel turbolento periodo della Rivoluzione è difficile trovarne. Sappiamo per certo che è morto in Francia tra il 1804-1805, ma proprio poco prima di licenziare il testo per il catalogo, abbiamo trovato un nuovo documento che lo situa a Le Mans attorno al 1798. Pietro in sessant’anni ha circumnavigato l’esagono sempre - come diceva con qualche sarcasmo Françoise - alla ricerca della propria fortuna. Non si è mai dimenticato della sua patria: si è sempre dichiarato con orgoglio “peintre vénitien” come fosse un prestigioso titolo nobiliare.

Gli orari della mostra. fino al 31 marzo 10.00 – 17.00 (biglietteria 10.00 – 16.00); dal 1 aprile 10.00 – 18.00 (biglietteria 10.00 – 17.00); chiuso martedì, 25 dicembre, 1 gennaio. Tutte le informazioni

* curatore con Charles Beddington e Alberto Craievich della mostra "Pietro Bellotti. Un altro Canaletto"

 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova