Pista Chisso per il conto svizzero di Lugato

L’architetto è sotto inchiesta a Lugano, il sospetto è che 200 mila euro siano dell’ex assessore. La difesa: soldi miei
Di Giorgio Cecchetti
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli visita lo stand del Ministero dei trasporti al Meeting di CL, Rimini, 25 agosto 2011. ANSA/PASQUALE BOVE
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli visita lo stand del Ministero dei trasporti al Meeting di CL, Rimini, 25 agosto 2011. ANSA/PASQUALE BOVE

VENEZIA. Il sospetto è che quei 200 mila euro nel conto cifrato «Frullina» nella banca «Intesa San Paolo- Private bank Suisse» di Lugano, apparentemente intestato all’architetto veneziano Dario Lugato, fossero in realtà una parte del tesoro dell’ex assessore regionale Renato Chisso. Per questo il professionista mestrino è finito sotto inchiesta in Svizzera per riciclaggio, così nei giorni scorsi è stato interrogato per rogatoria a Venezia dal giudice Roberta Marchiori, ma presente c’era anche il procuratore federale elvetico Raffaello Caccese. Quel conto, assieme ad una cassetta di sicurezza, Lugato lo aveva aperto nel 2009, poi nel 2013; in più di un’occasione aveva compiuto viaggi a Lugano e aveva ritirato diecimila euro ogni volta, così la cifra iniziale è naturalmente calata. Quel conto è venuto alla luce dopo che i pubblici ministeri Stefano Ancilotto e Stefano Buccini avevano avviato numerose rogatorie in Svizzera, in Turchia, a San Marico, in Croazia e in Austria e altri ancora, a caccia dei soldi di indagati, imprenditori, politici, pubblici funzionari.

Difeso dall’avvocato Alessandro Rampinelli, Lugato ha ammesso di aver aperto quel conto, sostenendo che si trattava di denaro che lui aveva guadagnato con la sua professione. In quel periodo, avrebbe aggiunto, incassava migliaia di euro perché era stato coinvolto in progetti molto importanti, ad esempio quello del famoso «cubo» di piazzale Roma (il contestato ampliamento dell’hotel Santa Chiara voluto da Elio Dazzo) o il progetto, rimasto poi nel cassetto del Palais Lumière di Pierre Cardin a Marghera. Uno degli incarichi, però, era finito malamente, quello delle ex Conterie di Murano, trasformate in hotel di lusso per conto dei francesi della «Legare». Durante i lavori era morto un operaio e un altro era rimasto gravemente ferito per il crollo di un muro e Lugato aveva dovuto patteggiare una pena di un anno e quattro mesi. Al giudice Marchiori l’architetto ha spiegato che temeva un sequestro per il risarcimento delle famiglie delle vittime, così aveva portato nella banca svizzera una parte dei suoi guadagni.

Ora, tocca alla Procura federale di Berna stabilire se la versione dell’indagato tiene, rimane comunque aperta la questione dell’evasione fiscale, ma l’avvocato Rampinelli ha già chiesto l’archiviazione dell’inchiesta per l’accusa più grave, il riciclaggio. In realtà agli investigatori della Guardia di FInanza di Venezia era venuto il sospetto che quel denaro potesse essere in realtà di Chisso per lo stretto rapporto che legava l’architetto mestrino all’ex assessore regionale Chisso, il quale, al termine del processo per corruzione per il Mose, ha patteggiato due anni, sei mesi e 20 giorni di reclusione. Anche Lugato era stato arrestato, poi il Tribunale del riesame lo ha scagionato cancellando l’ordinanza di custodia cautelare e il suo nome non c’era tra coloro per i quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio: presumibilmente la sua posizione verrà archiviata. Ma nel capo d’imputazione iniziale si legge che Chisso «faceva prendere l’impegno ai vertici di Adria Infrastrutture (Piergiorgio Baita e Claudia Minutillo) di far partecipare l’architetto Lugato, amico di Chisso, al gruppo di progettazione e di concessione della superstrada “vie del mare”».

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