Praticava l’«orgasmo meccanico», endocrinologo alla sbarra
«Stimolava» le pazienti nell’ambulatorio. L’11 novembre inizia il processo

Sarà il collegio giudicante del Tribunale di Padova a stabilire se l’innovativo «orgasmo meccanico» made in Usa praticato dall’endocrinologo ospedaliero Franco Lumachi, con pratiche stimolatorie su vagina e clitoride delle pazienti, risultava terapeutico per valutarne la dinamica ormonale oppure se si tratta di una violenza sessuale continuata e aggravata perché commessa con l’abuso dei poteri e con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione. Ieri il gup Rita Bortolotti lo ha rinviato a giudizio, fissando la data del processo all’11 novembre.
In un primo tempo ad accusare il medico padovano, di 58 anni, in servizio all’Unità di Endocrinologia e Senologia dell’Azienda ospedaliera padovana nonché professore associato alla facoltà di Medicina, erano quattro parti offese, poi salite a sei. Ma solo due si erano costituite in giudizio. Ieri però hanno ritirato la costituzione di parte civile, essendo state nel frattempo risarcite. Ad assistere il dottor Lumachi sono i penalisti Franco Antonelli e Giovanni Chiello.
Si profila un processo-verità molto atteso dalla gente, donne in primis. L’istruttoria dibattimentale è chiamata a fare chiarezza sull’inedito «film» delle visite effettuate dal noto endocrinologo in uno dei poliambulatori intra moenia dell’ospedale. Il medico sceglieva le pazienti da stimolare con cura: giovani, carine e selezionate con una telefonata per chiederne l’età. Su di loro veniva dapprima effettuato l’esame esterno con palpazione del seno o delle ghiandole e magari un’ecografia. Seguiva l’accertamento più approfondito, con stimolazioni sia vaginali che clitoridee. Ma con possibili varianti in corso di visita, come la «posizione a capretta» cui dovette sottostare una paziente. Una «strategia terapeutica» dove anche l’ambiente giocava la sua parte: luci soffuse per rendere l’atmosfera più rilassante.
Per sette lunghi anni, dal 2000 al 2007, Lumachi visitò centinaia di pazienti, usando con alcune il suo «singolare» metodo. E per giunta in una struttura pubblica, durante le visite a pagamento. Eppure Franca, oggi 32 anni, il 14 gennaio 2004 aveva trasmesso all’Ordine dei medici di Padova una precisa segnalazione: il 27 settembre 2003, durante un’ecografia pelvica, la paziente venne stimolata da Lumachi per supposti accertamenti diagnostici. L’interessata protestò, ma lui continuò il suo «lavoro». Solo di fronte al secondo fermo richiamo, il medico smise di stimolarla.
La giovane inviò un esposto all’Ordine dei Medici di Padova raccontando l’accaduto. Venne convocata dal presidente Maurizio Benato, un ginecologo, che le fece alcune domande. Poi convocò Lumachi che però respinse ogni accusa. E fu creduto. La paziente venne considerata inattendibile. Tramite raccomandata, le arrivò la risposta: secondo l’Ordine la visita non fu anomala. Franca replicò ribadendo che «non si era inventata nulla». Nella primavera 2007 la teste venne contattata dagli inquirenti impegnati ad indagare su Lumachi, denunciato da altre pazienti. Raccontò tutto, fornendo anche la documentazione relativa all’Ordine dei Medici. Ora la parola passa al Tribunale.
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