Precipita con il parapendio e muore «Il vento è calato, una cosa assurda»

tragedia sul monte baldo: la vittima aveva 56 anni 

VERONA. Un’altra tragedia con il parapendio, questa volta sul Monte Baldo. Stefano Lipreri, 56 anni, mantovano di Curtatone, è «sceso a fiamma», come si dice in gergo, «è andato giù veloce, velocissimo e s’è schiantato di sotto. Una cosa assurda, una beffa, un destino crudele contro cui anche uno esperto come lui non ha potuto fare nulla». Colpa dell’«aria frizzantina di primavera», racconta sconvolto l’amico Mauro, «è imprevedibile e cambia in fretta... io ero dietro, dovevo partire dopo di lui, ho visto Stefano cadere e ho tremato. Eravamo rimasti in pochi a terra, il grosso del gruppo era già su, abbiamo capito che non prendeva quota e all’improvviso abbiamo visto le ali chiudersi, siamo corsi da lui, era poco lontano dal punto della partenza, sotto ad un dislivello di 25 metri, uno spazio limitato che è stato forse la vera causa dell’incidente: l’altezza critica da cui Stefano è volato giù non era sufficiente perché potesse riaprire la vela che l’improvvisa diminuzione del vento ha fatto chiudere».

Una manciata di secondi in cui, dal vivo, in diretta, gli amici hanno assistito senza respirare alla morte del compagno di tante avventure. Mauro: «Non posso parlare, adesso non posso spiegare, è tutto così difficile e doloroso: siamo in uno dei posti più belli del Garda, la giornata è magnifica, c’è il sole, l’aria giusta, siamo partiti da Mantova felici per quello che avremmo vissuto qui, non era la prima volta che decollavamo da Malga Colonei, anzi, questo posto lo conosciamo bene. Tempo di un battito di ciglia e la morte viene a prenderti e tu non puoi fare niente, resti inebetito e senza respiro, corri contro il tempo per fare qualcosa, preghi Dio che sia solo ferito, che ce la possa fare». Stefano è lì, poco lontano dai suoi amici Mauro, Marco e Remo. E’ dentro ad un grande sacco verde appoggiato a bordo della strada sterrata. I carabinieri di Caprino li stanno interrogando, vogliono capire cosa sia successo, se può essere stato un guaio tecnico o leggerezza sua. Poco distante, le sue «vele», la sua imbragatura, gli attrezzi che non sono bastati a tenerlo su.

Sulla dinamica dell’incidente non ha avuto dubbi neanche il pm di turno Maria Diletta Schiaffino che ha immediatamente dato il nulla osta perché il corpo fosse riconsegnato alla sua famiglia. —



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