Raduno Triveneto 17 mila penne nere sfilano a Conegliano

CONEGLIANO. Conegliano è un diesel che si sveglia tardi dopo le Notti Verdi di musica e concerti. È una città che si innamora lentamente dei suoi ospiti, almeno tanti quanti i cittadini che popolano ogni giorno la città del Cima: un po’ assopita ieri mattina. Oggi dovrà carburare prima, perché la sfilata inizierà alle 9.30. Sono attesi in 90 mila: 17 mila penne nere, e molti di più tra amici, parenti, curiosi. Un fiume allegro e festoso fatto di storie, esperienze e condivisione: «Sono arrivato in treno da Vicenza – è l’aneddoto di un giovane alpino – e tra pendolari, turisti e viaggiatori di ogni genere, una ragazza appena salita ha voluto chiedere a me, seduto in fondo al vagone, l’informazione che cercava. E sa perché? Perché avevo il cappello con la penna degli alpini»..
Stamani i coneglianesi avranno nelle orecchie ancora le note degli alpini. L’inno di Mameli cantato in Gradinata degli Alpini, il concerto della Fanfara Brigata Cadore, i cori ufficiali, istituzionali. Le canzoni goliardiche, i testi più scabrosi (e divertenti): i cori popolari, dei ragazzi arrivati da tutta Italia. E proprio la commistione di sacro e profano, di appuntamenti istituzionali e di capannelli spontanei, è quello che rende indimenticabile ogni adunata. Stamani sfilerà in centro l’ospite d’onore Andrea Adorno, alpino catanese medaglia d’oro al valore militare. Sfileranno i gonfaloni e i tricolori. «E poi sfilerà mio nonno – racconta Daniele Medelin – che ha 92 anni e non si perde un’adunata, e si arrabbia se lo accompagnano in camionetta. Vuole farsele tutte a piedi». Come gli altri 17 mila, sarà all’ammassamento in zona Monticella alle 9, dopo l’alzabandiera (alle 8.30) al Monumento ai Caduti di Piazza IV novembre.
Alle 15 la sfilata sarà finita: la festa no. Che per Conegliano sia un fine settimana speciale, lo si è capito quando la sezione cittadina dell’Ana, che festeggia i 90 anni dalla fondazione, ha aperto lo scrigno dei tesori: in questo caso, una bandiera tricolore custodita in una teca speciale del Terzo reggimento Artiglieria di Montagna. È stata issata a Herat, dal contingente nazionale in Afghanistan, ed è stata estratta dalla teca ieri, per l’alzabandiera al monumento ai Caduti. Conegliano si sveglia con l’allegro vociare di piazzale San Martino, dove i primi alpini arrivati si sono spostati all’interno del loro museo, per l’inaugurazione della mostra sul centesimo anniversario del Terzo Artiglieria. «Questo museo è il primo – spiega Leopoldino Miorin, assessore ma soprattutto esperto di storia coneglianese – ad avere collezioni complete di munizioni italiane e austriache».
All’ora di pranzo la città rallenta: al caldo resistono solo gli irriducibili e i gestori dei tanti stand. Tanti frammenti di storia alpina, tante storie che si incrociano. Come quella dei paracadutisti alpini e dei titolari del bar Padova, scelto come fureria. Ci pensa l’ospite a sorpresa, Giuseppe Parazzini, il notaio preso di mira dai black block a Milano per avere esposto il tricolore, a infondere un po’ di amor patrio: «Quel gesto l’ho fatto perché sapevo di avere tutti voi alle spalle». I tre colpi di cannone sparati dalla loggia del municipio sono energia pura, come quella trasmessa – ancora – dal presidente Ana, Sebastiano Favero, in piedi davanti all’Accademia: «Siamo il meglio della nostra nazione». Arriva il vescovo (emerito) monsignor Eugenio Ravignani, per la messa in duomo. E arrivano – lenti, ma senza di loro la festa non può cominciare per davvero – i muli.
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