Ragazzina di 15 anni drogata e violentata In arresto l’amica con i due aguzzini

VICENZA. Un’indagine durata oltre quattro mesi. Racconti e indizi passati al vaglio degli investigatori della procura più e più volte alla ricerca di riscontri e conferme. Che a un certo punto per il pubblico ministero Cristina Carunchio sono diventati solidi al punto da chiedere l’arresto di tre persone. Tutte accusate per uno dei reati più infamanti: stupro di gruppo nei confronti di una minorenne. Una ragazza che quando sarebbe avvenuto il fatto aveva ancora 15 anni. Lei, che da poco ne ha compiuti 16, a fine ottobre dell’anno scorso, dopo giorni di angoscia e smarrimento, ha trovato il coraggio di denunciare l’amica, considerata quasi come una sorella maggiore, che l’aveva ospitata per un fine settimana e due suoi amici. Che l’altro giorno sono stati arrestati dai carabinieri del nucelo investigativo. Si tratta di Elisa Faggion, 31 anni, residente a Trissino; di Nadir El Fettach, marocchino di 27 anni, fisioterapista, residente ad Arzignano e del suo connazionale Zahir Es Sadouki, 28 anni, di San Bonifacio, in provincia di Verona dove lavora come impiegato in una cooperativa.
I tre, che da ieri si trovano agli arresti domiciliari, secondo l’accusa hanno ripetutamente violentato la quindicenne, nata nel nostro Paese da genitori stranieri, dopo averla drogata facendole assumere dosi massicce di droga; in particolare hashish e cocaina. La violenza sarebbe scattata nella sera, e poi proseguita la notte, tra venerdì 26 e sabato 27 ottobre quando la minorenne si trovava nella casa della Faggion come ospite per il fine settimana.
Il legame di amicizia tra le due era nato qualche mese prima dopo un incontro avvenuto in maniera casuale. Una frequentazione che nonostante la differenza d’età era poi proseguito anche con il benestare dei genitori della ragazzina che della 31enne ormai si fidavano. A insospettire mamma e papà dell’adolescente sono i silenzi e gli sguardi scostanti e assenti della quindicenne. Che col passare dei giorni si fa sempre più introversa. Un muro malfermo fatto di mattoni impastati di paura e vergogna che crolla all’improvviso. Spossata da quel peso enorme che le si è piantano nello stomaco, dentro all’anima; la ragazzina finalmente riesce a vomitarlo. Una liberazione per cercare di allontanare i fantasmi e i flash di quella notte che continuano ad abitare i suoi pensieri. Come incubi che si alternano alla sua quotidianità.
E allora ecco le parole; i dettagli che le sgorgano senza soluzione di continuità e che prima incontrano gli occhi attoniti della mamma e del papà; poi le orecchie attente degli investigatori della procura. Che cominciano, passo passo, a mettere insieme i tasselli della storia. A dicembre la ragazzina, assistita per contro della sua famiglia dall’avvocato Sonia Negro, in audizione protetta, viene anche ascoltata dal pubblico ministero. Le sue parole; le sue ricostruzioni, vengono immediatamente ritenute attendibili.
Ai suoi presunti stupratori intanto i carabinieri sequestrano i cellulari. Non ci sarebbero filmati a testimoniare l’infamia della violenza di cui sono accusati, ma chat e conversazioni in cui punterebbero a far ricadere proprio sulla quindicenne la responsabilità di tutto. Cercando di far credere fosse stata lei a voler partecipare a quella «esperienza», addirittura ad averla chiesta. A far credere di non sapere che quella ragazzina avesse solo 15 anni, ma al contrario di essere convinti ne avesse addirittura 18 o più.
Uno squallido tentativo per cercare di evitare il carcere. Fallito. —
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