Referendum sulla divisione: vince l’astensione. A Venezia trionfa il Sì, a Mestre il No

Quorum lontanissimo. Tra coloro che sono andati ai seggi, due terzi sceglie la separazione. Marghera roccaforte unionista

VENEZIA. Affluenza scarsa, quorum lontanissimo. E per la quinta volta in quarant’anni i veneziani d’acqua e di terraferma hanno respinto la separazione, scegliendo di disertare le urne. Percentuale di votanti ferma al 21,73 per cento, la più bassa mai ottenuta nei cinque referendum dal 1979 a oggi. Ha votato solo un elettore su cinque. E l’affermazione dei Sì, che alla fine hanno quasi doppiato gli avversari, non è stata scontata. La prima sezione scrutinata, pochi minuti dopo le 23 - la 232 di Marghera - dava risultati raggelanti per gli autonomisti: «No al 71,20 per cento, Sì al 28,60».

Una separazione ben visibile nella linea dei risultati. No compatto in terraferma, percentuale di votanti - e di sì (84 per cento) - quasi doppia in centro storico e isole, compresi il Lido e Pellestrina. Dove evidentemente la domanda di autonomia ha ragioni forti.. Alla fine però si è imposto il blocco dell’astensione e dei no. Il sindaco Luigi Brugnaro e il centrodestra - ad eccezione di Fratelli d’Italia - il Pd, gli Industriali e le associazioni di categoria, le imprese e le aziende pubbliche, i socialisti. Niente da fare per un fronte composito di cui facevano parte molti comitati e gruppi.

Tra i partiti separatisti, solo i Cinque Stelle e una parte della Lega, con il suo presidente Luca Zaia sempre molto distante. Il sindaco Brugnaro non ha partecipato alla competizione elettorale, lasciando parlare i partiti e i suoi assessori. Alla fine ha vinto lui, il primo ad aver fiutato che la battaglia separatista, anche stavolta, sarebbe andata a schiantarsi. «Nonostante Beppe Grillo, i comitati, qualche giornale straniero». Alla vigilia del referendum il sindaco, passata l’emergenza acqua alta, si è limitato a inaugurare luminarie, a piazza Ferretto e a San Marco. «Uniti siamo capaci di superare ogni difficoltà, come una grande città e una comunità coesa e resiliente», il suo messaggio su Twitter.

I numeri parlano chiaro. La voglia di autonomia è più radicata a Venezia e nelle isole. Si è votato di più a Venezia e anche al Lido e nell’estuario. Record di astensioni a Marghera (87,6 per cento) dove da sempre la comunità guarda alla laguna più che all’unione con Mestre. Molti sono ancora i veneziani espulsi dalla città storica negli anni Settanta. Il No alla separazione viene espresso con il non voto anche a Favaro, dove l’astensione raggiunge punte vicine all’85 per cento, come a Chirignago e Zelarino. La terraferma ha votato molto meno di Venezia e delle isole. Accogliendo l’appello del sindaco Brugnaro, che da subito ha puntato a far fallire il quorum. E anche nel merito le città sono... divise. Punte superiori all’80 per cento per i Sì a Venezia, record nell’estuario, mentre in terraferma il No vince, anche se di misura, quasi dappertutto.

Gli autonomisti non si danno per vinti, e sono pronti al ricorso. «Daremo battaglia legale», dice Marco Sitran. «Pochi? Al ballottaggio nel 2015 ha votato il 49 per cento degli elettori, e ha vinto Brugnaro. Non è questione di quorum». Gli unionisti cantano vittoria. In realtà nessuno può dirsi vincitore. Tempo, soldi ed energìe “sprecati” per tentare l’avventura impossibile. Un segnale di risveglio, soprattutto dalla città d’acqua e dalle isole. Molto inferiore alle aspettative dei proponenti.

Adesso sarebbe in ogni caso un grande errore ascrivere la vittoria, vera o presunta, a qualche movimento o forza politica. Alle amministrative, che arriveranno di qui a sei mesi, sarà tutta un’altra storia. Il sindaco uscente potrà tirare un sospiro di sollievo, e contare almeno a livello regionale sul sostegno della Lega guidata dal suo amico Luca Zaia. Ma il confronto sarà sulle cose - fatte o non fatte - e non sui progetti futuribili. È mancata al referendum la spinta dei partiti. Molti si sono defilati. Altri hanno invitato a non votare, come il blocco vicino al sindaco Luigi Brugnaro, ma anche l’ex sindaco Cacciari e parte del Pd. I Cinque Stelle si sono schierati per la separazione, insieme al loro fondatore Beppe Grillo, così come la base della Lega e qualche “ex” di turno. Ma non è bastato.

Dopo cinque tentativi, il tema della separazione amministrativa sembra archiviato per sempre. Almeno in questa forma. Si dovranno naturalmente ripensare le Municipalità e trovare forme di autonomia reale per il governo di Venezia, Mestre e Marghera. Città diverse in tutto, ma destinate a stare insieme. La speranza - di quelli che hanno votato Sì, ma anche di chi ha votato no o non è andato a votare - è che adesso ci si rimetta a lavorare. Per rilanciare città che hanno tanti problemi irrisolti. E una gran voglia di futuro. 

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