Regionali in Veneto, crollo dell’affluenza alle urne: ma l’anomalia fu il voto di cinque anni fa

Alle 23 di domenica 23 novembre ha votato il 33,9% degli aventi diritto, il 12,2% in meno del 2020. Carone, analista di Youtrend: «All’epoca fu premiato Zaia per il suo operato durante la pandemia»

Laura Berlinghieri
Un seggio elettorale per le Elezioni Regionali in Veneto, dove è stato registrato un crollo dell'affluenza
Un seggio elettorale per le Elezioni Regionali in Veneto, dove è stato registrato un crollo dell'affluenza

Precipita l’affluenza alle urne: -12,2% in cinque anni. Un baratro che non ha precedenti nella storia elettorale, a queste latitudini.

È il primo verdetto delle elezioni regionali, in corso in Veneto. Dove ieri (23 novembre), alle 23, aveva votato appena il 33,9% degli aventi diritto (un elettore su tre), contro il 46,1% di cinque anni fa.

Percentuale che, sì, consente al Veneto di confermarsi la regione, tra le tre al voto, con l’affluenza più alta. Ma con uno scarto, rispetto alla tornata precedente, che la rende al contempo la regione che fa registrare il calo maggiore.

  • Qui la tabella che riporta la percentuale di votanti in Veneto alle ore 23 (dati Eligendo)

«Le aspettative erano ben altre. Certo, quelli delle 23 del primo giorno sono dati parziali. Ma, se dovessero essere confermati, spingerebbero il Veneto a pieno titolo nei range delle altre regioni» sostiene Martina Carone, analista e consulente di Youtrend.

Ci sono altre otto ore per risalire la china: si potrà votare anche oggi, dalle 7 alle 15. Ma il de profundis della partecipazione al voto sembra una strada senza ritorno.

«La vera sorpresa fu cinque anni fa» ricorda Carone. Quei giorni: il 20 e il 21 settembre 2020. E in Veneto – oltre che in altre sei regioni italiane – si votava non soltanto per il vertice di palazzo Balbi, ma anche per rinnovare quaranta amministrazioni, compresa quella di Venezia. E c’era un’ulteriore scheda, dal contenuto piuttosto popolare: il referendum per ridurre il numero dei parlamentari.

«A questo si aggiunga l’effetto della pandemia» spiega Carone, «in quell’elezione, tutti i governatori uscenti – da Zaia a De Luca – furono confermati con percentuali altissime: un plebiscito per premiare l’operato durante il Covid. Si chiama rally ’round the flag effect: in tempo di crisi, le persone fanno quadrato attorno alle figure istituzionali». In Veneto, il fenomeno si tradusse con un risultato bulgaro: il 76,79% delle preferenze assegnate alla coalizione per Luca Zaia.

Parliamo di un momento così particolare da essere sfuggito persino a un altro dogma, che regola l’andamento dell’affluenza. «La bassa competitività del confronto generalmente induce la gente a rimanere a casa. È anche per questo che in Campania, dove quest’anno l’esito delle elezioni è più incerto che altrove, la percentuale degli astenuti è cresciuta, ma non come nelle altre regioni» dice Carone.

Altre circostanze capaci di spiegare il deciso passo indietro, rispetto a cinque anni fa? Il periodo senz’altro inusuale, per andare al voto. Certo, lo era pure settembre. Ma, lo ricordiamo, quelle votazioni si celebrarono in piena pandemia. Con un bombardamento informativo (anche elettorale) senz’altro maggiore e più capillare, rispetto a quello delle ultime settimane. Ma, soprattutto, c’era la voglia dei cittadini di uscire di casa, anche soltanto per andare al seggio.

Un altro dato interessante riguarda poi la percentuale dell’affluenza nelle diverse province. Dove a primeggiare, ieri, era quella di Padova: 37,7%, pur con un deciso passo indietro rispetto al 49,5% di cinque anni fa. Fanalino di coda rimane invece il Bellunese, al 26%.

«E le città capoluogo si sono confermate i luoghi dall’affluenza più elevata – spiega Carone – dove il calo è stato relativamente contenuto. Mentre è successo il contrario nei centri sotto i 15 mila abitanti, che hanno fatto passo indietro notevolissimi, di diversi punti percentuali».

Le liste e i candidati

Ma la maratona del voto continuerà anche oggi: urne aperte fino alle 15. In corsa per la presidenza di Regione, lo ricordiamo, sono in cinque. C’è Giovanni Manildo, candidato della coalizione di centrosinistra, riunita in un campo “larghissimo”: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Volt Europa, Uniti per Manildo, Le civiche venete, Alleanza Verdi Sinistra e Pace Lavoro Salute. Il candidato del centrodestra è Alberto Stefani: sostenuto, oltre che dalla Lega, da Fratelli d’Italia, Forza Italia, Udc, Noi Moderati e Liga Veneta Repubblica. A chiudere, le ultime tre liste, per altrettanti candidati: Democrazia Sovrana Popolare per Marco Rizzo, Popolari per il Veneto per Fabio Bui e Resistere Veneto per Riccardo Szumski.

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