Zaia come l’albero della cuccagna: le candidate si abbinano al Doge

La legge consente agli elettori due preferenze purché di genere diverso. Molte leghiste in corsa per diventare consigliere. I ticket non sono ufficiali ma De Berti, Mosco, Brescacin e altre sono presenti assieme al capolista nei santini e negli spot

Filippo Tosatto
Luca Zaia e Sonia Brescacin
Luca Zaia e Sonia Brescacin

Più che una cornucopia, un albero della cuccagna che in tanti provano a scalare. È il patrimonio potenziale di consensi di Luca Zaia, il presidente più votato (76, 8%) nella storia del regionalismo italiano. Cinque anni fa, la lista civica del presidente uscente sbaragliò i rivali (Carroccio incluso) raccogliendo 44 punti percentuali, pari a 916 mila voti.

Cifre irripetibili, è la previsione dei politologi, favorite da una convergenza di fattori – la straordinaria visibilità nella stagione pandemica, il boom leghista, la marcata fragilità avversaria – oggi incerti o assenti.

Obtorto collo, dopo tre lustri di gloria, Zaia ha virtualmente ceduto la poltrona di Palazzo Balbi all’emergente Alberto Stefani, salvo ritagliarsi un ruolo cruciale: il 23 e 24 novembre correrà nel segno della Lega, capolista in tutte le province del Veneto.

Un soccorso prezioso al partito di Matteo Salvini, in debito d’ossigeno nelle precedenti tornate elettorali e tuttora a rischio di sorpasso ad opera di Fratelli d’Italia. E un’opportunità ghiotta per il leghismo al femminile: nel rinnovo del consiglio regionale, la legge consente agli elettori di esprimere due preferenze purché di genere diverso, circostanza che spinge molte runners ad abbinarsi al Doge. Avviene un po’ ovunque: nei santini elettorali e negli spot, nei manifesti e nelle vele, nei gadget e nei social, nel passaparola persino.

Al riguardo, lui non batte ciglio. Esclude l’esistenza di un ticket ufficiale e ribadisce che tutte le candidate che lo desiderino sono autorizzate a “spendere” il suo nome nella sfida. È il caso di Elisa De Berti, veronese, vicepresidente con delega a infrastrutture e trasporti nella legislatura agli sgoccioli: «Aldilà della caccia alle preferenze, io ho scelto di affrontare questa campagna parlando di ciò che abbiamo fatto insieme, giorno dopo giorno, lavorando con spirito di squadra fino a raggiungere obiettivi importanti».

Quasi un sigillo alla collaborazione di lungo corso: «Luca Zaia mi ha dato l’opportunità, io non mi sono risparmiata, credo che il nostro binomio abbia funzionato». Concetti condivisi da Manuela Lanzarin, l’assessore vicentina alla salute che ha condiviso con Zaia l’anno di piombo del Covid.

E ancor più da Sonia Brescacin, presidente della commissione sanità e già sindaco a San Vendemiano, il cortile di casa zaiano. Grande favorita nel collegio della Marca (dove Riccardo Barbisan, Alberto Villanova, Roberto Bet e Stefano Marcon la inseguono a distanza), la veterana non nasconde sintonia personale e comune visione identitaria: «La presenza del presidente nell’intero territorio veneto è un atto di disponibilità nei confronti del partito cui apparteniamo, e un riconoscimento del grande lavoro compiuto in questi quindici anni che darà forza a tutti noi. Treviso è la sua terra», conclude, «per questo la mia comunicazione elettorale l’ho impostata con lui». “In buone mani con Luca e Sonia”, lo slogan amicale prescelto. Non solo fedelissime.

A Padova, anche Eleonora Mosco, vicina ai sottosegretari salviniani Andrea Ostellari e Massimo Bitonci, associa la sua crocetta a quella di Zaia negli spazi elettorali dei bus promettendo «più sicurezza, più sport, più opportunità di crescita per le imprese e per tutti i cittadini».

Non solo rose. Le spine sono quelle riservate ai maschi padani. Esclusi, et pour cause, dall’abbinata, ad alto rischio di capitombolo in una competizione selettiva e dispendiosa, malcelano la preoccupazione e il dispetto. Ma a Padova c’è anche chi reagisce con un’alzata di spalle (“Irritato io? Assolutamente no, la trovo una combinazione ininfluente”) e, caso unico nei sette collegi in ballo, calamita a sua volta l’abbinata di più donne.

«Non ho promosso né cercato ticket ma accetto volentieri di competere a fianco di chi condivide il mio programma», le parole di Roberto Marcato. Che in città fa capolino qua e là in tandem con la citata Mosco e in provincia si divide tra Giorgia Bedin, il popolare sindaco di Monselice, e Francesca Pizziolo, la vicesindaco di Trebaseleghe a capo di Lega Giovani. Bizzarro che lo preferiscano a Zaia…

«E perché mai? Tutti sanno che, eletto ovunque, il capolista sceglierà il seggio di Treviso, perciò un ticket da queste parti ha poco senso. Da parte mia non ho ambizioni se non quella di proseguire la battaglia in difesa dei veneti con la passione di sempre». Magari racimolando una preferenza in più rispetto a Zaia… «Non saprei, non ci penso, ma se andrà così ne sarò lieto», conclude Marcato.

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