Report scova Maniero Fa l’imprenditore vende acqua depurata

VENEZIA. Che si chiamasse Luca Mori era noto già dal 2001 così come che fosse diventato un imprenditore nel ramo dei servizi. Quel che però ancora non si sapeva è che l’ex boss della Mala del Brenta, l’ex faccia d’angelo Felice Maniero, è a capo di un’impresa specializzata nel filtrare e nel commercializzare l’acqua. Un’impresa di quelle che distribuiscono nei comuni le casette dell’acqua, dove si va a riempire le bottiglie che ci si porta da casa. A mettersi sulle sue tracce sono stati quelli della trasmissione Report con un servizio a firma di Giulio Valesini andato in onda ieri sera su Rai3. L’autore ha raggiunto Maniero nella città nel Nord Italia nella quale vive e nella quale gestisce l’azienda grazie a una procura con un vasto mandato firmata dal figlio, cui è formalmente intestata la ditta. Una città del nord - si diceva - una città che non è in Veneto e nella quale Maniero si è da tempo trasferito cercando di costruirsi una nuova vita, anche se a riportarlo sempre a Campolongo - da dove dominava il traffico di droga e armi nel Veneto - è l’indirizzo della sua carta d’identità: via della Casa comunale 7. È un indirizzo fittizio, di quelli che solitamente si danno ai senzatetto o ai nomadi, utilizzato forse per coprire ancora meglio la nuova vita di Maniero che, grazie alle sue confessioni, riuscì a far arrestare buona parte della sua banda. Per questo sono in molti ad avergliela giurata. Ma quello su cui Report accende i fari riguarda soprattutto la nuova attività di Maniero, che per vendere le sue casette d’acqua presenta anche - tra le altre certificazioni - un patrocinio ricevuto dal ministero delle Politiche agricole, sigillo di qualità dell’acqua dispensata. Possibile? Maniero a Report ha spiegato che il patrocinio è stato chiesto in modo regolare ma ieri, dopo che il servizio è stato anticipato da Repubblica, è intervenuto per aggiustare il tiro, con una telefonata all’agenzia Ansa. «È stato usato erroneamente il logo del ministero in quanto un collaboratore dell'azienda ci ha consegnato un documento, da lui richiesto, in cui si affermava che avevamo ottenuto tale patrocinio», spiega Maniero all’agenzia di stampa, «abbiamo ricevuto diffida dallo stesso ministero e immediatamente lo abbiamo rimosso». Ma ciò che sta più a cuore all’ex boss della Mafia del Brenta - oggi sessantenne e responsabile di omicidi, traffico di armi, droga e associazione mafiosa - è la privacy della sua nuova vita lontana dalle cronache criminali che lo hanno reso noto, e che lui stesso cominciò a rendere pubbliche dal 1995, quando divenne collaboratore di giustizia. «Prego vivamente i giornalisti italiani quando decidono di pubblicare articoli in merito al sottoscritto di non andare oltre al Felice Maniero, rendendo noti ulteriori dati riguardanti nomi, citare i figli, luoghi che rischiano di mettere a repentaglio la sicurezza, già molto fragile, della mia famiglia. Da circa vent'anni non abbiamo alcuna protezione. Anche le mie fotografie pubblicate - conclude Maniero - sono un pericolo reale per noi, la mia fisionomia purtroppo non molto cambiata».
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