Robledo trasferito a Venezia come sostituto temporaneo

VENEZIA. Trovata «una soluzione possibile» e «condivisa» per risolvere lo scontro alla Procura della Repubblica di Milano tra il capo Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo. La mediazione sarebbe stata trovata dal vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura da poco in carica Giovanni Legnini: Robledo dovrebbe chiedere l’applicazione per un anno come sostituto procuratore alla Procura generale di Venezia per un anno. In attesa che Liberati raggiunga i 70 anni, visto che se ne andrà in pensione alla fine del 2015. Tutto questo per evitare che già oggi la Prima commissione del Csm decida per il trasferimento per incompatibilità ambientale di Robledo ad un altra sede. Alla Procura presso la Corte d’appello lagunare, retta fino a qualche settimana fa da Pietro Calogero, andato in pensione alla fine del 2014, sono scoperti due posti da sostituto.
«E’ una soluzione possibile, ma ora va attuata ed è improprio dire che tutto è risolto perché alcuni nodi restano aperti». Così il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini ha fatto il punto sulla vicenda che vede protagonisti i due magistrati milanesi. La soluzione individuata, con la mediazione di Legnini, è l’applicazione extradistrettuale di Robledo alla Procura generale di Venezia come sostituto per un anno, e il successivo rientro a Milano quando Bruti sarà già andato in pensione. «Per concretizzare questa soluzione» ha spiegato Legnini, «occorre la formalizzazione da parte di tutti i soggetti titolati delle varie prerogative e l’espressione della volontà formale da parte di Robledo». Al momento, infatti, per avviare la procedura di applicazione extradistrettuale, Palazzo dei Marescialli deve attendere la richiesta da parte della Procura generale di Venezia. Ad occuparsi del fascicolo sarà poi la Settima Commissione, e la parola passerà quindi al plenum. La questione dello scontro tra Bruti-Robledo, però, resta in ballo con diverse procedure ancora pendenti su entrambi i magistrati: le preistruttorie disciplinari del pg di Cassazione, l’iter di riconferma negli incarichi direttivi e semidirettivi da parte della Quinta Commissione del Csm, l’esame della Settima Commissione sulla revoca, decisa da Bruti, delle deleghe a Robledo come capo del pool anticorruzione. «La soluzione individuata consentirebbe di avere un anno di tempo per fare in modo che si definiscano tutti i procedimenti pendenti», rileva Legnini, «mettendo la Procura di Milano al riparo dagli effetti di questa controversia».
Giorgio Cecchetti
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