«Salvo grazie agli amici Non andrò a votare»

MESTRE. «Sopravvissuto per il rotto della cuffia». Il geometra mestrino Alberto Botti, a capo della Palladio Marmi, descrive con queste parole la sua condizione attuale, quella di imprenditore...

MESTRE. «Sopravvissuto per il rotto della cuffia». Il geometra mestrino Alberto Botti, a capo della Palladio Marmi, descrive con queste parole la sua condizione attuale, quella di imprenditore risorto dalle ceneri di un periodo nero che lo aveva spinto sull’orlo del baratro. I duri mesi di disperazione si sono conclusi lo scorso ottobre quando, il tanto atteso lavoro per la costruzione di alcuni prefabbricati per il Mose, è partito. La storia potrebbe indurre a pensare a un lieto fine, ma purtroppo l’happy end è frutto esclusivamente del caso e non degli aiuti che per tanto tempo Botti ha chiesto, in primis alle banche.

Il dramma dell’imprenditore settantenne aveva fatto scalpore qualche mese fa quando, in preda a una lucida afflizione, aveva dichiarato che «per salvare l’orto» sarebbe stato disposto «a pagare una piccola tangente». Dopo cinquanta anni trascorsi a lavorare nel settore Botti si era ritrovato senza la possibilità di pagare i suoi quattro dipendenti. La causa dell’inizio del collasso era stato il mancato arrivo da parte dello Stato di una somma per un lavoro svolto al comando regionale della Guardia di Finanza, a Palazzo Mocenigo, a Venezia. Da allora era iniziata la via crucis tra le banche per chiedere un prestito, ma niente, tutte gli chiudevano la porta in faccia quando non avevano la certezza di un bilancio sicuro. Il ritardo lo aveva costretto a mandare in cassa integrazione i dipendenti, ma per farlo aveva dovuto anticipare i soldi, chiedendo prestiti a parenti e amici. «Mi sono salvato soltanto grazie a loro» racconta Botti «perché le banche non mi hanno mai dato nulla, ma neppure il famoso fondo anti suicidi, promosso da Luca Zaia e dall’assessore Isi Coppola, perché se non dimostravi la garanzia di avere un lavoro non ti davano nulla». I mesi trascorrono appeso a un’unica speranza, quella dell’avvio del lavoro per il Mose. Quando la chiamata è arrivata, il problema è stata la partenza. A questo punto Carige, sicura del lavoro, ha erogato un prestito, ma una buona parte gli è stata assicurata sempre dagli amici.

«Non posso di certo dire agli imprenditori in crisi di avere fiducia nelle banche e nello Stato». «Mi resterà solo una parziale rivincita, molto effimera purtroppo: quel giorno di marzo» conclude riferendosi alle prossime elezioni «resterò a casa».

Vera Mantengoli

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