Schianto con il deltaplano in Lombardia morto il padovano di 46 anni
E' deceduto in ospedale, dopo tre giorni di ricovero, Francesco Bosio. Domenica scorsa, durante un volo di addestramento, era precipitato nel Bresciano, sui monti che si affacciano sul Sebino. Lascia moglie e due figli. Donati gli organi

Francesco Bosio
PADOVA. Francesco Bosio, 46 anni, non ce l’ha fatta. L’uomo che domenica pomeriggio è precipitato con il deltaplano durante un volo di addestramento a Pisogne (Brescia) è morto ieri mattina in ospedale dov’era ricoverato da tre giorni. Le sue condizioni, lunedì, erano peggiorate repentinamente, tanto che i medici avevano chiesto alla famiglia l’eventuale disponibilità per la donazione degli organi, compatibilmente con l’autopsia. Disponibilità che i familiari del consulente aziendale padovano hanno accordato come estremo atto d’amore verso la vita.
Francesco Bosio, appassionato di sport estremi, aveva deciso da qualche mese di prendere lezioni private per imparare a condurre il deltaplano. Domenica aveva salutato la famiglia e aveva raggiunto gli altri allievi e gli istruttori al campo di volo del Delta Club Sebino di Pisogne. In quindici si erano lanciati (Bosio era su un deltaplano non a motore) da un pendio di Croce Marino, località panoramica sui monti di Pisogne, tra Passabocche e la Val Palot, a due passi dal Lago d’Iseo.
L’obiettivo di Francesco Bosio era quello di atterrare nuovamente a Pisogne, nella zona compresa fra la Boschetta e il villaggio Marcolini, in un campo di mais che molti deltaplanisti utilizzano come base d’arrivo. Ma qualcosa è andato storto. Il suo deltaplano, dopo una virata a cento metri d’altezza, è finito contro un albero e lui è stato catapultato sull’asfalto della strada che corre parallela alla pista di atterraggio. Subito soccorso le sue condizioni erano apparse critiche. Poi il peggioramento. Ieri mattina il suo cuore, nonostante la forte tempra, ha cessato di battere.
Appassionato di arrampicate e di triathlon (aveva partecipato più volte alle gare internazionali organizzate per gli «ironman» a Miami), Francesco Bosio si era appassionato agli sport estremi dopo aver assolto gli obblighi militari (quando esisteva ancora la leva) nel corpo dei Paracadutisti.
Figlio del generale dell’Esercito, Franco Bosio, Francesco si era laureato in Filosofia, mentre contestualmente faceva l’istruttore di una palestra a Padova. Palestra dove aveva incontrato la sua futura moglie, Sabrina Salmaso, 39 anni, diventata la madre dei suoi due figli maschi (di nove e due anni e mezzo), donna che aveva sposato ormai tredici anni or sono. Francesco e Sabrina, proprio alcuni mesi fa si erano trasferiti in una villetta con giardino privato in via Altichiero, al civico 88, poche decine di metri dall’abitazione dove avevano sempre vissuto dopo il matrimonio. Era il loro piccolo punto d’arrivo, dopo anni di sacrifici.
Francesco Bosio, lasciata la palestra, infatti, si era reinventato consulente aziendale, «forte», appunto, della laurea in Filosofia. Il suo compito era quello di motivare i manager padovani, insegnando tecniche e «trucchi» per rimanere sul mercato. I sui consigli erano molto apprezzati, al punto che sia la Camera di commercio che Unindustria lo avevano chiamato per alcuni seminari.
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