Si fingevano bimbi per adescare

Quattro veneti tra i 50 indagati: la rete pedofila che agiva sul web sgominata dalla polizia postale
Di Carlo Mion

MESTRE. Cinquanta indagati in mezzo mondo, di cui 27 in Italia e quattro in Veneto. Cyberpedofili che, fingendosi bambini, scaricavano e scambiavano materiale pornografico con protagonisti minori. A smantellare la rete ha provveduto la polizia postale del Veneto, coordinata dal sostituto Massimo Michelozzi. L’indagine è iniziata lo scorso anno quando. gli uomini del dirigente Tommaso Palumbo, arrestarono un 26enne della provincia di Venezia, cuoco nella rosticceria di un grande supermercato. A casa gli trovarono migliaia e migliaia di file pedopornografici. E inoltre uno scambio di mail tra il suo account e altri che all’apparenza sembravano quelli di bambini. Da lì, in pochi mesi, gli investigatori hanno scoperto che dietro agli account «fake» si celavano dei pedofili che in questo modo cercavano di adescare in rete dei ragazzini per ottenere dagli stessi foto e video porno con loro protagonisti.

Tra i cinquanta indagati ci sono un pensionato (69 anni) e un programmatore (27), padovani. Inoltre uno studente di Treviso e uno di Verona, rispettivamente di 21 e 20 anni. Tutte le perquisizioni hanno consentito ai poliziotti di recuperare materiale pedopornografico. Il lavoro investigativo è stato coordinato dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (Cncpo) presso il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma.

L'indagine ha portato a 23 perquisizioni della polizia di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia, Belgio, Polonia, Messico, Argentina, Russia, Spagna, Repubblica Ceca e altre 27 tra Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Veneto. Inoltre sono stati verificati dai cyberpoliziotti centinaia e centinaia di gigabyte di dati e sono stati sequestrati varie migliaia di immagini e video di natura pedopornografica. Le indagini, come detto, sono iniziate con una perquisizione e un arresto effettuati nell'ambito di un'altra operazione di contrasto alla pedopornografia. Nel corso dell'analisi delle caselle di posta elettronica di un dell’indagato sono emersi decine di contatti con utenti della rete recanti nickname riconducibili a bambini e bambine (75 le caselle di posta elettronica su cui hanno indagato i poliziotti). L'attività di analisi della corrispondenza ha fatto emergere una realtà molto preoccupante: il presunto pedofilo frequentava diversi social network (Facebook, Netlog, MSN Spaces, Badoo ed altri) dove si spacciava per una bambina alla ricerca di foto di altri bambini.

E nel corso della ricerca si era imbattuto in decine e decine di «fake» (ovvero di utenti del web che si nascondono dietro ad una falsa identità digitale) che si fingevano loro stessi dei bambini. Nasceva così un’amicizia usata dai pedofili, sotto mentite spoglie, per scambiarsi materiale pedopornografico. La rete dei «fake» è stata smantellata ieri. Le perquisizioni hanno consentito di sequestrare parecchio materiale pedopornografico. Uno degli indagati di ieri, si trova in carcere perché arrestato sempre per reati di pedopornografia: fotografava bambini nudi in atteggiamenti equivoci.

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