Soffocati dal fosgene o intrappolati nella giostra? Effettuata l’autopsia sui corpi dei due ragazzi

La tragedia di Legnaro continua a far discutere. Gli inquirenti, oltre all'autopsia, hanno disposto il test del Dna per valutare se a impedire ai fidanzati di mettersi in salvo siano state solo le esalazioni o anche la mancanza di un'adeguata via di fuga
LEGNARO.
Perché i due fidanzatini, arsi vivi nella giostra per bambini denominata «Il labirinto di Aladino» dove si trovavano appartati, non sono riusciti a mettersi in salvo? Sono morti per soffocamento, paralizzati dai micidiali gas sprigionati dalla struttura di plastica in fiamme, oppure sono rimasti imprigionati in quella trappola infuocata guardando in faccia la morte senza poter far nulla? E’ quanto dovrà chiarire l’autopsia, con annessi esami istologici e di laboratorio che il pm Federica Baccaglini ha affidato ai medici legali Silvano Zancaner e Giovanni Cecchetto, già da ieri pomeriggio al lavoro.


Trattandosi di cadaveri quasi completamente carbonizzati, le procedure autoptiche avranno scansioni temporali più lunghe e complesse rispetto a una normale consulenza necroscopica. Ma il magistrato requirente non si è fermato alla sola autopsia, disponendo anche il test del Dna sui due resti ritrovati all’interno della giostra. Tale verifica verrà effettuata dalla dottoressa Luciana Caenazzo, un’esperta in questo genere di riscontri. Anche se i cadaveri sono quelli di Joy Torrinunti Giada Dalla Santa Casa, il magistrato ha ritenuto opportuno arrivare a una certezza scientifica circa la loro identificazione.


D’altronde gli stessi familiari delle vittime avevano riconosciuto Joy e Giada da alcuni effetti personali ritrovati sul luogo della tragedia. Il consulente tecnico Roberto Bonsembiante, scelto dal pm Baccaglini per fare piena luce sulle cause dell’incendio, ha subito escluso ogni riferimento doloso dell’origine del micidiale incendio.

 

Assenza di benzina o di altro liquido infiammabile, focolaio d’incendio partito dalla zona centrale del «Labirinto di Aladino» e non dall’esterno della giostra e presenza sul luogo della tragedia di un accendino semi-carbonizzato vicino ai due cellulari dei ragazzi lasciano ritenere che le fiamme possono essere state provocate da una sigaretta ma non già da una candela, dal momento che non si sono trovate tracce di cera. Cera che, come è risaputo, il calore non riesce a cancellare.

 

L’«Aladin Labyrint», di proprietà di Adriano Dalla Santa Casa, permane sotto sequestro. Ci sono ancora tanti aspetti della tragedia da valutare e da chiarire. «Stiamo vagliando tutte le ipotesi», spiega il magistrato che attende l’esito dell’autopsia nella speranza di ricostruire le drammatiche fasi della tragedia.


In un primo momento, quando sono intervenuti i pompieri per domare le fiamme, si era pensato a un incendio normale. Solo a smassamento avvenuto, quando già gli idranti avevano riversato su quello che rimaneva della giostra ettolitri d’acqua, ci si è accorti dei due cadaveri carbonizzati. Un’alcova senza via di scampo.

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