Sommersi nella notte da acqua e fango
Si è aperto sul Muson dei Sassi uno squarcio di trenta metri Circa 200 edifici e 170 famiglie in ammollo, ma nessuno ha voluto abbandonare la propria casa. Danni ingenti e tante polemiche

Ciò che nessuno si aspettava è accaduto l’altra notte. All’improvviso. Il Muson dei Sassi ha rotto nuovamente gli argini a dieci anni di distanza dall’ultimo disastro. Uno squarcio di 30 metri sull’argine si è aperto poche decine di metri più a monte rispetto alla «rotta» del 7 ottobre 1998.
Trenta metri di argine che si sono «sbriciolati come un budino» per usare le parole del sindaco Peron. Ma la zona interessata è più estesa: circa 80 metri di argine sono collassati. Un chilometro quadrato l’area allagata: circa 200 edifici e 170 famiglie in ammollo (ma nessuna persona evacuata, ha assicurato il sindaco).
In dodici ore (la falla è stata richiusa alle 16) circa un milione di metri cubi d’acqua e fango ha ricoperto tutto. Una sciagura che forse poteva essere evitata. Un incubo. E ora c’è chi incolpa le nutrie, il gelo e il disgelo repentini, le piene improvvise delle ultime settimane. Ma c’è anche chi parla dei lavori di costruzione di un’antenna che hanno indebolito l’argine. Tant’è.
Acqua. Ieri per tutto il giorno, trenta metri cubi d’acqua al secondo (in regime di alta marea) sono fuoriusciti per ore dall’alveo dello storico fiume di risorgiva «raddrizzato» dalla Serenissima e che taglia in due Loreggia. L’acqua del Muson (nome che deriva da mosa, cioè luogo pantanoso) ha invaso garage, strade, pian terreni di stabili, laboratori, magazzini. E fortuna che il collasso è avvenuto soltanto dopo la piena.
Un torrente anomalo e silenzioso che a partire dalle 3 di notte (ma la protezione civile ha detto che già alle 2 si erano verificati i primi smottamenti) ha cominciato ad uscire dalla sua sede naturale e ha accerchiato e sommerso tutto, mettendo in ginocchio mezzo paese: case allagate, automobili rovinate, famiglie intrappolate nei piani alti, animali in pericolo, linee elettriche e telefoniche in tilt.
La stima dei danni deve essere ancora fatta: si parla di centinaia di migliaia di euro. Senza contare i soldi che serviranno per la messa in sicurezza dell’argine: circa 4 milioni. Soldi, questi ultimi, che usciranno dalle tasche del Genio civile, ma che dovranno essere stanziati dalla Regione che nel bilancio preventivo 2009 ha già stretto e di parecchio i cordoni della borsa.
Fango. Ieri nel frattempo, Loreggia e i suoi abitanti sono rimasti prigionieri della furia degli elementi e l’incuria dell’uomo. Per tutto il giorno decine di volontari della protezione civile, vigili del fuoco di Padova, Cittadella (più i volontari del distaccamento di Santa Giustina in Colle), vigili urbani, personale del Genio civile, del consorzio di bonifica Medio Brenta, carabinieri della Compagnia di Cittadella, assessori e personale del Comune con in testa il sindaco, si sono prodigati per tappare la falla (chiusa poco dopo le 16) e prestare soccorso alla popolazione.
A Castelfranco in mattinata sono iniziate le manovre per deviare le acque del Muson nel Dese e verso il Sile. Col passare delle ore il livello del Muson è sceso ma non abbastanza per non intasare i canali che attraversano il paese.
Danni. Una montagna d’acqua, quindi, ha spiazzato i residenti, svegliati già in piena notte con il cuore in gola e l’acqua alle ginocchia. Ma ciò che lascia senza parole è che l’alluvione ha colpito la stessa zona di dieci anni fa. Un’area di un chilometro quadrato, una ragnatela di vie al di qua e al di là della vecchia statale del Santo. Abitazioni già colpite duramente nel 1998. Famiglie che da poco avevano finito di pagare i mutui per le vecchie ristrutturazioni, e che dovranno ricominciare tutto daccapo.
Alcune di queste avanzano ancora le ultime tranche dei risarcimenti. Trenta gli edifici più colpiti: l’acqua ha trasformato in canali le vie Palladio, Roma Dello Sport, Vecellio, Rane, Guizze Alte, Guizze Basse, Morosini (anche vicolo), Nassiriya. Nessun residente ha voluto lasciare la propria abitazione. Nemmeno un anziano che si è rifugiato al secondo piano e si è fatto recapitare a domicilio dai vigili del fuoco un generatore per passare almeno al caldo la notte.
Polemiche. Lavori mai fatti, soldi non stanziati o insufficienti, rimpallo di competenze. Il fango è caduto addosso a chi risiede a Loreggia, l’acqua è scivolata via dalle spalle dei politici, le polemiche restano. Il sindaco di Loreggia Maria Grazia Peron ha già inviato alla Regione la richiesta di risarcimento per calamità naturale: «L’argine si è sbriciolato come un budino - ha detto a denti stretti - Non è pensabile archiviare il caso come una pura fatalità».
Dieci anni dopo ancora una volta il Muson dei Sassi "manda sotto" l'Alta Padovana, di chi è la responsabilità? Scarsa manutenzione o dissesto idrogeologico? Cosa si dovrebbe fare? Mandate la vostra opinione. Spedite foto e video dell'allagamento a Loreggia, inviate la vostra testimonianza
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