Stretta sui B&b anche in Veneto: niente sconti fiscali a chi dà in affitto più di quattro alloggi

Il ministro Franceschini: «Basta vantaggi a imprese mascherate» L’Ava esulta: «Fine concorrenza sleale». Confedilizia è contraria
Still life of breakfast tray on bed
Still life of breakfast tray on bed

VENEZIA. Dal primo gennaio chiunque abbia più di quattro locazioni turistiche verrà considerato imprenditore a tutti gli effetti e non potrà più usufruire della cedolare secca del 21 per cento. Concretamente avrà quindi più tasse da pagare e un regime fiscale completamente diverso.

Il provvedimento, inserito nel Decreto Legge Agosto, è stato discusso ieri in Senato: ora dovrà passare alla Camera per diventare legge entro il 13 ottobre.

Il ministro Dario Franceschini del Mibact lo dà per passato e, in una nota, esulta per quella che ha chiamato la “norma salva centri storici”, che dovrebbe in futuro limitare gli affitti selvaggi.

Soddisfatta anche Federalberghi, rappresentata a Venezia, dall’Associazione Veneziana degli Albergatori, che già da anni chiedeva questo cambiamento, accusando chi possiede più locazioni di una concorrenza sleale.

All’opposto invece Confedilizia, che si dichiara contraria, annunciando che si opporrà in quanto - a suo giudizio - la norma è prima di logica ed esisteva già.

Fino a oggi non esisteva, in realtà, una normativa chiara in materia, che definisse quando un proprietario di appartamenti in affitto diventa un imprenditore. Il nuovo provvedimento dice, invece, che chi affitta più di quattro appartamenti è a tutti gli effetti da considerarsi un’impresa. «La normativa fiscale vantaggiosa si applicherà solo a chi affitta effettivamente le proprie case», ha detto il ministro Franceschini, «e non più a imprese mascherate che comprano interi palazzi per affittarli ai turisti».

Il testo non lascia spazio a nessuna interpretazione.

«Sia l’articolo 2082 del Codice Civile che l’articolo 55 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi dettano i criteri generali per la definizione di attività di impresa, senza mai specificare i parametri per essere definiti impresa in caso di locazione breve o turistica», spiega il commercialista Tommaso Bortoluzzi esperto di locazioni turistiche, «L’articolo 4 della norma statale DL 50 2017, nonostante avesse la possibilità di definirlo, spiegava che cos’è una locazione, ma senza dare parametri su quante locazioni fanno diventare il proprietario un’impresa. La locazione turistica, disciplinata dall’articolo 27 bis della Regione definisce una locazione, ma non essendo di sua competenza, non dà altri parametri. La novità di questo emendamento è che ci sono parametri di riferimento che dicono chiaramente che chi ha più di quattro locazioni è un imprenditore».

Claudio Scarpa di Ava , l'associazione veneziana degli albergatori, si dice soddisfatto: «Noi avevamo proposto tre, quindi direi che con quattro appartamenti si salva l’integrazione al reddito ad abundantiam e va bene mettere dei paletti larghi, ma sopra ai quattro si è chiaramente imprenditori», commenta il direttore di Ava, «Con la Partita IVA ci sarà una concorrenza leale perché dovranno pagare tutte le tasse, come fanno tutti gli imprenditori».

Delusa invece Confedilizia. «È una forzatura giuridica e non ha nessuna logica», spiega il presidente Giuliano Marchi, «l’attività imprenditoriale è già disciplinata nell’articolo 2082 del Codice Civile dove si dice che è imprenditore chi esercita professionalmente un'attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi. È una fictio iuris perché si ritiene senza motivazione che in automatico chi affitta quattro case sia imprenditore, ma abbiamo decenni di sentenze di giurisprudenza che determinano quando si può parlare di attività imprenditoriale mentre qui si utilizza un criterio numerico superficiale».

I dubbi deell'Abbav

Rimangono delle perplessità sulla nuova norma e tanti altri punti interrogativi.
«Come Abbav abbiamo sempre consigliato ai nostri associati di fare la partita Iva se hanno più di tre unità, come stabilito l’Ufficio delle Entrate, perché comunque a livello di tassazione è più conveniente», dice Ondina Giacomin, la presidente dell’associazione degli host veneti che riunisce i gestori di b&b, locazioni turistiche, guest house e altre tipologie di strutture (abbav.it), «tra i motivi, per esempio, il fatto che se faccio la Partita Iva dei minimi, pago il 5 per cento di tasse per i cinque anni e con il codice fiscale pago il 23 per cento».


Rimangono ancora delle domande, al momento senza risposta: «È la quantità delle proprietà che fanno un imprenditore o come si gestiscono le proprietà? Esempio se ho un appartamento a Venezia, a Milano, a Roma e Palermo come faccio a gestirli? In questo dovrò affidarmi a un’agenzia e quindi non sono più imprenditore».
Tommaso Bortoluzzi, commercialista anche di Abbav (associazione di B&B e affittacamere di Venezia), attende comunque dei chiarimenti.


«Siamo all’emendamento al Senato e speriamo che l’Agenzia delle Entrate chiarisca alcuni punti. Ad esempio, se riguarda solo i centri storici o anche tutti i luoghi di villeggiatura», si domanda Bortoluzzi, «Si tratta di una nuova norma complessa dal punto di vista fiscale, perché il privato paga il 21 per cento su tutti gli incassi, mentre l’impresa paga le imposte sulla differenza tra ricavi e meno costi e quindi le basi imponibili sono diverse».
Bortoluzzi è appena stato eletto come consigliere di Municipalità di Venezia Murano e Burano, tra le fila del Pd. Tra le istanze che porterà nell’organismo del decentramento, per porre il tema all’attenzione del Comune, c’è proprio quella dedicata alla residenzialità.
«Ora bisogna pensare anche a delle norme per favorire la residenzialità», ha detto, «Per esempio si potrebbe togliere l’Imu a chi affitta ai residenti o abbassare la cedolare secca al 10 per cento come viene fatto attualmente per gli studenti».
 

La situazione veneta

Ma qual è la situazione in Veneto?

Lo svela la classifica di Federalberghi nazionale degli alloggi turistici, nel suo  Rapporto sul sommerso turistico – “Le bugie della sharing economy a confronto con i dati reali”.

E vede in testa la provincia di Venezia, con 12.720 alloggi in vendita ad agosto su Airbnb; seguono Verona(7.267), Treviso (1.835), Belluno (1.797), Padova (1.764), Vicenza (1.348) e Rovigo (608).

Fra i comuni, spicca il centro storico lagunare, con 9.097 alloggi in vendita, seguito da Verona (2.904), Bibione (1.167), Padova (973), Jesolo (596) e Peschiera del Garda (457).

In Veneto registra  una crescita importante di  Airbnb. Per Federalberghi Veneto: "Un mercato che si espande invisibile con conseguenze visibilissime sul piano erariale e dello spopolamento dei centri storici, a cominciare da Venezia".

Ad agosto di quest’anno, solo su Airbnb erano 27.339 gli alloggi in vendita in Veneto (nel 2009 erano solo 22), 7.726 in più rispetto allo stesso mese del 2017. Un incremento del 39,39% in soli 2 anni, che corrisponde a un decremento in termini di sicurezza e di entrate per lo Stato, oltre che in un danno verso le imprese turistiche tradizionali e coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza.

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