Da Bobby Solo a Omar Pedrini, le Vibrazioni e Manuel Agnelli: la grande musica allo Studio 2 di Padova

Cristopher Bacco è titolare dello studio di registrazione padovano che segue da dieci anni progetti di ogni tipo, ora la nuova sfida sono podcast e video

Erika Bollettin
Cristopher Bacco con le Vibrazioni
Cristopher Bacco con le Vibrazioni

Seguire i cambiamenti, coglierne i lati positivi e le possibilità è la filosofia che accompagna Cristopher Bacco, tecnico del suono e produttore discografico.

Con il suo Studio 2 Recording, da oltre 10 anni segue progetti musicali di ogni tipo. Ha accolto nel suo spazio a Vigonovo nomi come Niccolò Fabi, Morgan, Manuel Agnelli, per poi continuare nella sede di Padova con artisti come le Vibrazioni, Omar Pedrini, Bobby Solo, Susana Baca, primi di un lungo elenco al quale si aggiungono anche tanti artisti giovani ed emergenti.

La professionalità, i rapporti coltivati negli anni, hanno reso lo studio di registrazione padovano tra i più importanti d’Italia e tra i più innovatori. Dopo un 2024 davvero intenso, il nuovo anno si appresta a vedere un’altra evoluzione.

Grazie alla partnership con la M.v.a. Productions, che si occupa di servizi multimediali per etichette, agenzie e aziende, Studio 2 Recording apre ai podcast e a produzione di video, portando già una serie di nuove collaborazioni con Wtlk, Chora Media e Different Media, considerati colossi del settore.

Bacco con Bobby Solo
Bacco con Bobby Solo

Come nasce l’idea di uno studio di registrazione a Padova?

«Nel 2007 ho aperto il mio primo studio di registrazione e produzione musicale a Vigonovo, vicino a dove vivevo. La prima svolta è stata nel 2011 con lo Studio 2. Era l’unico studio dove si registrava di giorno e di sera veniva allestito come live club. Molti artisti, che registravano da noi poi si esibivano, piaceva l’idea di cantare e suonare in uno studio, senza un vero palcoscenico. Negli anni sono passati Niccolò Fabi, i Fast Animals, Tiromancino, Mario Venuti, Lo Stato Sociale, Manuel Agnelli, Morgan. La lista è veramente lunga. Volevamo unire le due facce dell’industria della musica, era un posto piccolo, tendevamo a chiamare artisti in una situazione più intima con un biglietto molto basso. A marzo del 2015 abbiamo chiuso con l’ultimo concerto degli Zen Circus. Questo tipo di doppia attività richiedeva molte energie e continui adeguamenti agli spazi, ho deciso di concentrarmi sullo studio di registrazione. In tre mesi ho aperto la nuova sede in via Garigliano a Padova».

Il digitale ha rivoluzionato la produzione e il mercato della musica, come si è inserito lo Studio 2 in questo cambiamento?

«È cambiato completamente tutto, non si ascoltano più i dischi interi. Bisogna accettare il cambiamento, cercando di coglierne i lati positivi. In questo senso posso dire di aver vissuto gli ultimi 20 anni da protagonista. Il fatto di fare produzione artistica, seguire tutte le fasi della creazione della canzone, ti porta ad essere quasi un terzista. A noi non cambia, ad esempio, come le etichette e le case discografiche fanno scouting, che l’artista arrivi da un talent o una lunga gavetta. Quello che cambia per il nostro lavoro è la quantità di produzioni, le richieste sono in continuo aumento, conseguenza dell’accessibilità a tutti delle piattaforme digitali, grazie a siti che permettono la distribuzione in totale autonomia a chiunque. Una grande platea di persone può entrare nel mercato. Ho letto che in un giorno qualsiasi del 2024 è stata pubblicata tutta l’annata che veniva prodotta nel 1989. Questo è segno di un mercato florido, ma anche inflazionato».

Un mercato così aperto e florido è davvero così positivo?

«È bello che la musica sia acstream cessibile, molto artisti si autoproducono e questo non è negativo, perché poi avranno bisogno di un prodotto professionale di qualità, e noi ci siamo. Altro aspetto che sto osservando è l’entrata dell’IA nella musica, che permette a chi non sa cantare e scrivere di farlo, e questo influenzerà ancora di più tutto il sistema. Oggi non si guarda più il venduto, ma gli stream fatti. Di fatto, però, il talento credo resti un requisito indispensabile per fare la differenza».

Omar Pedrini allo Studio 2
Omar Pedrini allo Studio 2

Tra i musicisti di vecchia generazione, da Morgan a Omar Pedrini, e i più giovani c’è un modo di vivere diversamente la musica?

«Assolutamente sì, un emergente fino a 15 anni fa cercava di suonare live come prima cosa, e non era così difficile. Questa sete, questa necessità di misurarsi davanti al pubblico è morta, mancano anche i locali – hanno paura di investire soprattutto nei giovani emergenti – ed è stata rimpiazzata dal farsi vedere sui social. Questo comporta un altro cambiamento, non c’è più la gavetta davanti al pubblico, questo passaggio si è perso e si vede. Ad esempio, molti emergenti giovani, quando vengono nel mio studio e vedono la sala grande con tutti gli strumenti si stupiscono, perché per loro la registrazione è solo voce e il resto si aggiunge in digitale. Ma nell’ottica del cambiamento, credo che anche questo aspetto possa essere positivo: conoscenze e skills diverse permettono di creare filoni diversi, c’è più libertà».

Chi sono state le sue figure professionali di riferimento nei primi anni?

«Il tecnico del suono residente fino al 2014 allo Studio 2 è stato Francesco Bruni, da lui ho imparato molto. La cosa bella di questo lavoro è che impari da grandi artisti come Paolo Benvegnù mancato da pochi giorni – mi ha riempito l’anima, aveva un modo di fare unico –, ma si apprende anche dagli emergenti. Da loro rubo e imparo, mi tengono ancorato al presente. Imparare come si scrivono i brani oggi, è già un linguaggio diverso da dieci anni fa, ma anche da un anno fa. Per me è un connubio trasversale che mi permette di avere un bagaglio adeguato, che mi permette di continuare a sperimentare».

Quali sono stati i progetti che hanno segnato l’anno appena passato e che novità riserva il 2025?

«L’anno scorso sono passati Bugo, Bobby Solo, sono tornate le Vibrazioni per fare una session con me, Omar Pedrini ha registrato l’ultimo suo progetto “Live in studio” così come Alberto Bof. Nikki di Radio Deejay ha registrato l’Ep Boost, con Exit Exit duo di produttori con cui collaboro, così come si è consolidata la collaborazione con Dischi Sotterranei. Tra gli ultimi passaggi ci sono anche i Post Nebbia e poi i tanti artisti emergenti. La vera novità per noi è la registrazione di podcast e la produzione di video».

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