Sub annegato, fatale lo sforzoprolungato dopo il lavoro
Paolo Pierobon, il ventinovenne carrozziere morto in immersione nel laghetto della 'Baita' a Castelfranco, è annegato perché ha preteso troppo dal suo fisico. Fatale l’immersione prolungata col caldo e dopo il lavoro

Paolo Pierobon
CITTADELLA.
La mamma di Paolo Pierobon, la vittima, abbraccia la mamma di Cristiano, l’amico. E le sussurra: «Non lasciare più che tuo figlio vada sott’acqua». Carolina Beghin, 10 anni fa, ha visto il marito spegnersi, distrutto da un tumore. Martedì le è morto il figlio. E si è sentita male, ha trascorso la notte in ospedale. Paolo Pierobon avrebbe compiuto 29 anni il 17 agosto. Ieri mattina la famiglia - la madre, il fratello Luca, la sorella Tamara - si è stretta attorno a lui, all’obitorio di Castelfranco. Si è fermata, per lutto, anche la carrozzeria dove Paolo lavorava.
È una grande famiglia l’attività di Luigino Sgarbossa e Antonio Fabris, in viale dell’Industria, una laterale di viale dell’Artigianato in zona industriale a Ca’ Onorai. Sgarbossa e Fabris sono soci, la carrozzeria è stata messa in piedi nel ’77, otto dipendenti. «La carrozzeria rimarrà chiusa fino a dopo il funerale», spiega Luigino, gli occhi lucidi, l’angoscia nel cuore. «Paolo aveva una fidanzata, Sonia, con cui progettava un futuro insieme, lei lavora alla Mitoservice di Borgo Padova. Ero a Caorle, appena ho saputo sono rientrato. Paolo è partito martedì verso le 18,30 con Cristiano, il figlio del mio socio; ha 34 anni, vive in via Pozzetto. Dovevano fare le immersioni. Ora, è un momento terribile, è come se ci fosse morto un figlio. Paolo aveva perso il padre, Aldo, 10 anni fa, vinto da un tumore. La mamma si è ammalata subito dopo. Insomma, una vita difficile. Ma era positivo. Solare. Aveva sempre il sorriso sulle labbra. Certo, abbiamo sempre sentito che gli mancava il padre, ma era una persona sensibile, che sapeva voler bene. Era innamorato della nipotina, la figlia della sorella Tamara, e voleva crearsi una famiglia tutta sua. Ed era innamorato della vita, degli amici, con una passione sfegatata per l’Inter».
Cristiano lo ha visto vivo per l’ultima volta. E’ nella sua casa, in via Pozzetto. Ed è distrutto. «Erano soli - racconta la madre - non c’era nessuno; proprio questa sera avevano organizzato una grigliata sotto il portico, qui da noi. Non si farà nulla, non c’è niente da festeggiare. Ieri mattina ci siamo trovati tutti insieme, in obitorio, anche con Carolina». La mamma di Paolo. «Era attaccatissima a lui, quando l’ho abbracciata mi ha detto di non lasciare più andare mio figlio sott’acqua. Ora mio figlio non parla, non mangia nulla, non dice nulla. Ripensa solo a quei momenti. Avevano fatto una serie di immersioni, poi Cristiano aveva smesso, sentiva male al timpano. Paolo gli ha detto “ne faccio un altro paio e poi andiamo”. Ha fatto la prima, è tornato su; poi la seconda. Dopo un paio di minuti, non riemergeva. Cristiano ha cercato, non lo vedeva».
Paolo viveva in via Compostella, una laterale di Borgo Bassano. Tutto chiuso. Serrande abbassate. Lutto di famiglia. I familiari si sono chiusi. Nel silenzio, nel dolore. I funerali dovrebbero svolgersi venerdì. Su Facebook, sul profilo del fratello minore di Paolo, Luca, esplode la solidarietà degli amici: «Un abbraccio forte forte»: «non ho parole, sono sconvolta per quello che è successo, un bacio e un forte abbraccio»; «ancora non mi capacito dell’accaduto»; «non ho più parole ormai», «in questo caso tante parole non servono a nulla, volevo solo dire che un pezzetto di me oggi è volato via con te»; «fatti forza, per qualsiasi cosa sai che puoi contare su di me». Più sotto, qualche giorno prima, riflessioni leggere, sul calcio, i mondiali.
La tragedia, ora. A sconvolgere un’esistenza. Stamattina dovrebbe arrivare anche il nullaosta da parte dell’autorità giudiziaria: sul corpo del giovane non è stata effettuata l’autopsia. Il funerale, con ogni probabilità, verrà celebrato domani pomeriggio alle 16.30 nel Duomo di Cittadella.
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