Subappalti curati alla Fincantieri dall’uomo di fiducia del boss Donadio

Sgnaolin era stato introdotto da Di Corrado nel business grandi navi Clan interpellato per garantire lavoro negli ospedali di Padova e Verona

PORTO MARGHERA. Christian Sgnaolin e Angelo Di Corrado sono i due uomini del clan Donadio e quindi dei casalesi, che s’infiltrano nel business delle grandi navi costruite alla Fincantieri di Marghera. Il primo con progetti di formazione antinfortunistica sul posto di lavoro, il secondo come commercialista consulente di diverse imprese che lavorano negli subappalti. È lui, secondo l’indagine del pm Giorgio Gava, sullo sfruttamento della manodopera straniera, l’ideatore del sistema di società cartiere per produrre fatture false relative a operazioni inesistenti.

In sostanza lui come consulente di una gran parte delle ditte che lavorano in Fincantieri ha ideato la creazione di un’ottantina di aziende, esistenti solo sulla carta, che producevano le fatture che consentivano ai titolari delle imprese di bengalesi e albanesi di realizzare i fondi neri necessari - ne sono stati scoperti per un valore di un milione e 800 mila euro - per pagare i funzionari e i dirigenti di Fincantieri e ottenere così gli appalti. Del resto faceva lo stesso anche per il clan di Donadio e i “Casalesi di Eraclea”. Per il momento non parla il padre di Di Corrado, pure lui “consulente” di Donadio. Chi si è occupato delle indagini sullo sfruttamento tra le ditte di subappalti del colosso italiano è convinto che il sistema non sia stato ideato dagli imprenditori stranieri. La convinzione degli inquirenti è che la regia sia italiana. C’è dietro la camorra? Presto per dirlo. Sta di fatto che sia Sgnaolin che Di Corrado non sono figure di secondo piano, per l’accusa, del clan guidato da Luciano Donadio. Entrambi erano consapevoli che stavano lavorando per un gruppo vicino ai casalesi.

Parla parecchio dei rapporti con Fincantieri, Di Corrado. È lui che spiega al pm antimafia Roberto Terzo di aver introdotto Sgnaolin con la sua Imperial Agency nel mondo dei subappalti. Lo fa presentandogli un commercialista consulente, a sua volta, delle imprese di cingalesi e albanesi che lavorano in Fincantieri. Racconta: «...i due prepararono un progetto di formazione antinfortunistica che propongono alla società».

Continua Di Corrado: «Sgnaolin e il commercialista hanno incontrato anche dei funzionari di Fincantieri: risorse umane, sicurezza e rapporti istituzionali. Sgnaolin poi pagava il commercialista con 5000 euro al mese, in quanto questi gli procurava contratti con le varie ditte».

Christian Sgnaolin, sentito a settembre dello scorso anno dal pm Terzo, ammette i rapporti con Di Corrado che del resto è «introdotto in Fincantieri visto che non solo è consulente di varie ditte, ma è anche socio occulto». Sgnaolin spiega che in poco tempo inizia a lavorare a Marghera ma anche in tutti gli altri stabilimenti di Fincantieri. E questo grazie a Di Corrado, accusato da altri imprenditori di prendere mazzette per far lavorare imprese straniere in Fincantieri.

L’indagine ha fatto emergere anche numerosi episodi di raket nei confronti di commercianti e artigiani, che venivano obbligati a pagare la protezione alla banda, protezione autentica: avevano la garanzia che nessuno - italiano o straniero - li avrebbe mai derubati.

Dall’inchiesta emerge anche che Donadio era in grado di fornire agli amici aziende pulite per concorrere agli appalti pubblici. Emerge dall’inchiesta anche l’episodio del titolare di una società di dipinture di Ceggia che aveva chiesto aiuto a Donadio per un appalto negli ospedali di Verona e Padova in cambio di bustarelle. Il boss di Eraclea si muoveva con estrema cautela anche perché in passato aveva dovuto affrontare d ei problemi proprio all’ospedale di Padova per alcuni lavori eseguiti. —


 

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