Subito le riforme per battere l'iguanodonte
Cento giorni. Da ieri è iniziato il primo conto alla rovescia della neonata giunta del presidente della Regione Luca Zaia. La capacità progettuale di una maggioranza schiacciante come quella Lega-Pdl si misura in un lasso di tempo molto breve. Utilizziamo pure i cento giorni come indicatore di produttività simbolico, lo ha fatto lo stesso governatore. Ogni governo con una forte volontà riformista mette a segno i cambiamenti più importanti, soprattutto quelli impopolari, approfittando della luna di miele con gli elettori. E di miele Zaia ne ha raccolto parecchio fuori da palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale. E’ meglio che lo smaltisca tutto subito in una azione perfino brutale, se serve. Che offra un segnale di discontinuità.
Perché dentro palazzo Ferro-Fini il presidente si ritroverà, sì, quella fetta dei suoi compagni di partito che vogliono mandare a carte quarantotto una istituzione lenta, obsoleta, costosa, autoreferenziale. Ma troverà pure quelli che si sono fatti eleggere (spendendo due-trecento mila euro) con l’unico obiettivo di costruirsi una paghetta tutt’altro che trascurabile (9.300 euro netti circa. Netti, altro che crisi), una pensione lauta e una vita fatta di sudatissime commissioni, tanti bei dibattiti, qualche autista e tanti fattacci loro. Questi suoi colleghi, e ce ne sono anche nel centrosinistra (la passata legislatura ha ospitato alcuni tizi per i quali la parola opposizione era una bestemmia), non hanno alcun interesse a fare alcunché.
Nessuno dirà a Zaia che le riforme non devono camminare. Neanche la volta scorsa con lo scoppiettante Galan nessuno lo diceva. Semplicemente, c’era chi metteva lentamente, costantemente, sabbia negli ingranaggi. La si tirava per le lunghe finché, prima o poi, si torna a votare. Vorremmo mettere in guardia il nuovo governatore. La sua volontà è poca cosa rispetto all’iguanodonte delle abitudini veneziane e all’inossidabile resistenza della burocrazia interna. Ieri, dal Pd, veniva una proposta sensata.
Laura Puppato offriva la collaborazione per avviare un percorso di riforme condiviso e chiedeva per le opposizioni la presidenza della commissione Statuto. Non so quanto l’opposizione sia interessata alle riforme che vuole Zaia. Il centrosinistra non riesce a immaginarsi maggioranza, dunque non vede alcun beneficio per sé. Ma è da qui che bisogna cominciare per mettere mano al Consiglio, per uscire dalla nebbia. Se federalismo significa meno centralismo, non c’è solo quello romano da contenere. Il neo presidente pareva farci intendere già ieri che la questione gli è chiara. Non è un fatto nuovo. Pure che ha governato prima di lui lo aveva inteso, ma sentiva pure la fatica, il sudore, il sangue, che un tale processo di semplificazione e di trasparenza avrebbe portato con sé. E ha desistito, fra la soddisfazione di molti.
Zaia ieri parlava di voler “servire il popolo”. Senza tornare al ’68, Zaia cominci a servire i veneti, imbandendo lo Statuto, oliando la macchina e tagliando i costi del Consiglio regionale. Se già che c’è mette a posto la busta paga del consigliere regionale medio avrà la nostra gratitudine. Fra gratifiche, esenzioni contributive e benefit, quelle migliaia di euro sembrano una rapina al “popolo”.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video