Suora sexy davanti alla chiesaCarnevale scandalo a Voltabarozzo

Il parroco: "Non è la prima volta che accade, quel negozio fa di tutto per attirare clienti in un momento difficile"
La tunica nera che scivola lievemente, le gambe leggermente divaricate, i piedi scalzi che toccano l’asfalto solo con le punte e sulla coscia una giarrettiera rossa. Il clown ci può stare, Zorro pure e si può chiudere un occhio persino di fronte al manichino con il saio da frate. Di fronte alla suora sexy seduta su una sedia in modo provocante però, più di qualcuno ha sgranato gli occhi. E non tutti sono pronti a condividere la carnevalata. Se non altro per il luogo in cui è stato esposto il provocante costume, a 50 metri dalla chiesa del quartiere, di domenica mattina.


Accade a Voltabarozzo, in via Piovese, davanti al negozio «Ponchia Giocattoli». L’attività esiste da 60 anni, ed è stata tramandata di padre in figlio. Durante tutto l’arco dell’anno Silvio Ponchia, l’attuale titolare, vende giocattoli di ogni genere: dai Gormiti alle bambole, dalle macchinine ai robot. Ma durante il Carnevale il negozio cambia veste. Dalle vetrine scompaiono i giocattoli e si materializzano maschere e parrucche di ogni tipo. Poi c’è il marciapiedi, dove vengono esposti i manichini con gli abiti da noleggiare: ci sono lo sceriffo, l’indiano, il clown e il frate. Ma non c’è niente da fare. E’ la suora sexy che divide le coscienze.


IL PARROCO
. «Non è la prima volta che accade - ammette don Pierangelo Valente, parroco di Voltabarozzo - lo fa spesso a Carnevale. Espone preti e suore e anche se mi dà un po’ fastidio non ho mai protestato. Probabilmente fa di tutto per attirare gente, per aumentare gli affari in un momento non certo brillante».


Don Piero non ha ancora visto la suora sexy con la giarrettiera. Ma ammette di aver accennato qualche cosa al negoziante, in passato. «Un accenno l’ho fatto e lui mi ha risposto che lo fa per campare, per vivere, perché deve guadagnare. Comunque in settimana devo passare lì davanti. Se noterò qualcosa di strano, sicuramente glielo farò presente».


«Credo sia una trovata di cattivo gusto - sottolinea Celestino Corsato, collaboratore della parrocchia di Voltabarozzo - il negozio esiste da tanti anni e so che quando è Carnevale escogita di tutto per farsi pubblicità. Sono i costumi per la gente che poi va al Carnevale di Venezia, ma bisognerebbe tenere conto della posizione in cui si trova il negozio: siamo davanti ad una chiesa».


Effettivamente ieri mattina un po’ di imbarazzo la suora sexy l’ha creato, soprattutto tra la gente diretta a messa: qualche anziana indignata, qualche bambino divertito e qualche adulto incuriosito. Poi c’erano i frequentatori del bar che si trova dall’altra parte della strada, più propensi a commenti goliardici che all’indignazione.


LA REPLICA
. «Non ci trovo nulla di scandaloso - risponde Silvio Ponchia, il titolare - è una suora sexy che mostra un po’ la coscia. In fin dei conti lo spacco è un po’ più su del ginocchio. E poi è pur sempre Carnevale, fa parte della nostra tradizione. Credo che non ci sia da scandalizzarsi. Penso sia una cosa spiritosa, anche perché in giro si vede molto di peggio».


Ponchia giura che, fino ad ora, nessuno si è lamentato. «E se qualcuno mi dice qualcosa, so cosa rispondere. In fin dei conti è il mio lavoro. E poi, se proprio devo essere sincero, quel vestito è provocante solo nel momento in cui il soggetto si siede, perché si scopre la gamba. Ma se la suora rimane in piedi, non si vede nulla».


IL PRECEDENTE.
La suora sexy fuori dal negozio di Voltabarozzo ricorda molto un fatto successo a Verona all’inizio del 2007, sempre a Carnevale. In un negozio del centro storico venne esposta in vetrina una maschera di Gesù. Quel volto incorniciato da barba, capelli lunghi e corona di spine lasciò allibito il vescovo del capoluogo scaligero, Flavio Carraro, che pronunciò la sua condanna con fermezza e sofferenza: «Mi sono sentito umiliato. Il Cristo sofferente viene sbeffeggiato». Il caso suscitò un vespaio di polemiche: in città scoppiò il dibattito sull’opportunità di cedere alle logiche del commercio, contravvenendo al buon gusto e ai principi della fede.

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