Tangenti Mose, Cuccioletta condannato a pagare 2,4 milioni

Sentenza della Corte dei Conti d’Appello: sconto di trecentomila euro per l’ex Magistrato alle Acque Confermato il grave danno di immagine dello Stato, non riconosciuto invece il disservizio
Depolo: mph02a Elisabetta Donaggio..Chioggia: il presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta con il sindaco Romano Tiozzo in visita al presepio dei Cavanis.. due servizi
Depolo: mph02a Elisabetta Donaggio..Chioggia: il presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta con il sindaco Romano Tiozzo in visita al presepio dei Cavanis.. due servizi

VENEZIA. Condannato in via definitiva a metter mano al portafoglio per risarcire il grave danno d’immagine provocato allo Stato con la sua condotta di alto dirigente corrotto, travolto dall’inchiesta Tangenti Mose: così ha deciso la Corte dei conti d’Appello a carico dell’ex presidente del Magistrato alle acque di Venezia, Patrizio Cuccioletta, condannato a pagare 2,4 milioni di euro.

Sentenza con lo “sconto” di 300 mila euro rispetto alle decisioni di primo grado: i giudici romani hanno infatti, sì, confermato le responsabilità di Cuccioletta nell’aver gravemente danneggiato l’immagine dello Stato con il suo comportamento, ma lo hanno graziato dalla restituzione degli stipendi per il danno da disservizio, che invece era stato riconosciuto dalla Corte dei Conti del Veneto in primo grado, che aveva chiesto a Cuccioletta il pagamento di 2,736 milioni di euro. La vicenda si inserisce nel grande scandalo delle Tangenti Mose: l’ex presidente del Magistrato alle acque - ovvero, l’organismo del ministero delle Infrastrutture già responsabile delle opere di salvaguardia in laguna di Venezia e, quindi, deputato anche a supervisionare la più grande opera pubblica italiana: il Mose - è stato per anni a libro paga dell’allora presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, che gli ha passato uno stipendio da 200 mila euro l’anno tra il 2008 e il 2011 perché chiudesse entrambi gli occhi su tutto quel che riguardava la grande opera. Più 500 mila euro di “buonauscita” finale, vacanze pagate, l’assunzione della figlia e pure una consulenza al fratello, per altri 100 mila euro.

Una corruzione per la quale l’alto funzionario alla guida del Magistrato alle Acque - organismo ora confluito nel Provveditorato triveneto per le Opere pubbliche - ha patteggiato in sede penale 2 anni di reclusione, con la confisca di 750 mila euro.

Perché, dunque, la concessione di uno sconto di 300 mila euro? I giudici contabili d’Appello confermano le responsabilità penali di Cuccioletta , rilevando come «il suo ruolo apicale, la gravità dei fatti commessi la loro durata, il particolare rilievo anche economico dell’opera la cui realizzazione è stata occasione per comportamenti illeciti, l’ampia diffusione mediatica della vicenda, costituiscono elementi oggettivi da cui è scaturita una innegabile lesione del prestigio dello Stato». Il danno d’immagine è stato così quantificato pari al doppio delle somme incassate: 2,4 milioni di euro. Quanto al disservizio per i giudici non vi è prova concreta che abbia incassato lo stipendio «senza eseguire le prestazioni di competenza e raggiungendo risultati inferiori». Da qui la decisione di non chiedere la restituzione anche di 336 mila euro di competenze. Una lettura della quale potrebbero avvantaggiarsi anche altri nomi celebri dello scandalo Mose: l’ex presidente del Veneto Giancarlo Galan condannato a restituire 5,8 milioni, l’ex assessore ai Lavori pubblici Renato Chisso, condannato a 5,3 milioni, il 10% in stipendi.



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