Fenice, assemblea di fuoco: stato di agitazione e sfiducia a Colabianchi
Annunciate mobilitazioni, lo sciopero è nell’aria. Intanto la solidarietà del Regio di Torino e della Scala di Milano

La platea è quasi interamente occupata, al Teatro La Fenice di venezia, per l’assemblea generale dei lavoratori rispetto alla nomina a direttrice d’orchestra di Beatrice Venezi. Unanime l’appoggio alla lettera degli orchestrali e di conseguenza alla sfiducia dei musicisti al sovrintendente Nicola Colabianchi.
«La sfiducia non esiste come istituto nel nostro regolamento», chiariscono i sindacati nel teatro gremito, «ma è un gesto simbolico». Un gesto in cui credono, puntando il dito contro la mancanza di chiarezza e trasparenza, contro una nomina che, dicono, è impossibile da digerire.
Orchestrali, coristi, maschere: non importa quale sia la mansione, tutti sono concordi nel considerare inaccettabile la nomina e chiedono l’immediata revoca.
Per questo, l’assemblea ha deciso di proclamare lo stato di agitazione. Ma è solo il primo step di una partita molto più alta, che ha al centro la dignità del teatro, la professionalità degli artisti e la democrazia della fondazione.
Il prossimo passo sarà la lettura di un comunicato domani sera, prima dell’inizio del concerto. Tuttavia, per farlo i lavoratori hanno bisogno dell’autorizzazione della direzione e tutto fa pensare che non arriverà. Allora si farà volantinaggio in attesa del picchetto fuori dall’M9 di Mestre, il prossimo 1 ottobre, quando Venezi sarà ospite al Festival delle idee. “Fondamentale mantenere alla l’attenzione, essere compatti”, hanno ribadito le rappresentanze sindacali in assemblea, cercando di capire il da farsi.
La mobilitazione
Il volantinaggio è assicurato, lo sciopero è un’ipotesi sempre più concreta. Si discute, però, sulla data: qualcuno vorrebbe farlo già domenica prossima, ma i più propendono per il 17 ottobre, in occasione della prima di Wozzeck, opera che coinvolgerà molti più dipendenti della Fenice. A far propendere il metà ottobre sono anche le tempistiche che la normativa impone: una volta proclamato lo stato di agitazione la Fondazione ha tempo tre giorni per avviare le procedure di raffreddamento e trattativa.
L’assemblea però è accesa e lo sciopero è un tema caldissimo: «Dovremmo avere il coraggio di dire che ci fermiamo finché la nomina non viene revocata», dice senza esitazione un lavoratore. «Nessuno ha paura di scioperare», risponde Marco Trentin, sindacalista Fials, «ricordiamoci, però, che il pubblico è fondamentale. Ed è tutto dalla nostra parte. Il ritiro degli abbonamenti preoccupa la direzione».
La data di un possibile sciopero sarà, dunque, decisa più avanti anche in relazione alla trattativa con la fondazione. La parola chiave, di due ore di assemblea accesa, partecipata, sentita, da parte di professionisti che hanno imparato a chiamare casa il teatro e intendono battersi fino all’ultimo giorno per difenderlo, è “esserci”. Perché incrociare le braccia, dicono, non basta. «Bisogna continuare a fare rumore, far sì che l’opinione pubblica continui a parlare di noi», dice una dipendente. E i modi per esserci, sono tanti. Qualcuno propone un concerto in borghese, senza divisa, altri uno senza direttore “perché se dobbiamo averne uno scarso, allora è meglio non averlo proprio e mostrare che ce la facciamo anche da soli”, spiega un altro. Una dipendente, da 25 anni alla Fenice, ricorda i concerti ritardati di mezz’ora, tra il 2003 e il 2006, in segno di protesta per i tagli del Fondo unico per lo spettacolo, concerti iniziati rigorosamente cantando Va Pensiero.
La solidarietà della cultura
Che la direttrice Beatrice Venezi sia vicina a Fdi e quindi alla Meloni, non ci sono dubbi. Ma sindacati e lavoratori ribadiscono come no sia solo una questione politica alla base delle proteste, ma anche e soprattutto un discorso di preparazione professionale, di requisiti che mancano. «Lo strafalcione più strafalcione della cultura italiana», così un orchestrale ha definito la nomina.
Per il segretario Cgil Nicola Atalmi si tratta di “un attacco alla cultura” che, di conseguenza, non riguarda solo la Fenice, ma tutto il mondo culturale italiano. Tant’è che in assemblea si parla di un comunicato di solidarietà a cui starebbero lavorando i rappresentanti sindacali del teatro Regio, e di chat infuocate tra i lavoratori della Scala di milano, da cui presto potrebbe arrivare una manifestazione concreta di solidarietà.
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