Terzo mandato per gli assessori, ecco il progetto di legge salva-veterani
È in arrivo in commissione Affari istituzionali, sostenuto dalla maggioranza per blindare i colonnelli della giunta Zaia

Svanito a Roma, riapparso a Venezia. Negato a Luca Zaia dal fuoco incrociato dei parlamentari, il terzo mandato diventa una prospettiva concreta per gli assessori uscenti, fin qui destinati, tutti o quasi, all’esclusione dal prossimo esecutivo.
A miracolarli, un progetto di legge di maggioranza che modifica l’articolo 6 della legge elettorale del Veneto rimuovendo i limiti vigenti: già redatto, sarà depositato a breve in commissione Affari istituzionali, tappa obbligata in vista della discussione e del voto in Consiglio. L’iniziativa, destinata a movimentare un finale di legislatura altrimenti dominato da pochezza e veleni, giunge a sorpresa ma riflette, sia pure in extremis, l’impegno espresso in più occasioni dal presidente in favore dei veterani: l’elettrico Gianpaolo Bottacin, Federico Caner, Cristiano Corazzari, Elisa De Berti, Manuela Lanzarin, Roberto “Bulldog” Marcato.
Il primo – deluso dalla leadership salviniana – pare orientato a riprendere l’attività di manager d’azienda, gli altri accarezzano invece il ritorno in Giunta, consentito fin d’ora (sulla carta, almeno) a Francesco Calzavara e a Valeria Mantovan, la coppia di assessori al primo incarico.
Secondo Zaia, che pure nel 2015 aveva ordinato il blocco, l’abolizione del limite consentirà al successore di attingere a competenze preziose, scongiurando i rischi derivanti da un azzeramento; una visione condivisa da Luciano Sandonà, il presidente della citata commissione, favorevole a «garantire la continuità di un’amministrazione capace e virtuosa».
Ma c’è chi dissente. Un sondaggio informale nel gruppone del Carroccio ha rivelato discreti mal di pancia et pour cause: animati da ambizioni di carriera, i soldati semplici non ardono dal desiderio di radicare i colonnelli a Palazzo Balbi; ancor meno disponibili appaiono gli alleati/rivali – Fratelli d’Italia e forzisti – fin qui relegati ai margini; decisamente ostile l’opposizione di centrosinistra, che nel terzo mandato intravede una «concentrazione di potere dominata da personalismi e opacità».
L’offensiva di persuasione in casa leghista sarà affidata, more solito, all’apprezzato speaker Alberto Villanova ma i tempi stretti e il margine risicato in aula richiedono l’intervento diretto del partito, meglio, del segretario Alberto Stefani, sollecitato da più parti a richiamare le truppe all’ordine.
In che modo? Avvertendo i recalcitranti che il terzo mandato risponde alla linea ufficiale della Lega e chi lo ostacola si ritroverà, come dire, fuori dal progetto, ovvero escluso tout court dalle liste elettorali.
Il giovane dirigente, ha promesso più volte sostegno ai veterani, ora il calendario incalza: di qui allo scioglimento, il consiglio si riunirà tre o al massimo quattro volte nel mese di settembre, riducendo al minimo la finestra temporale disponibile. Che altro? Se andrà in porto, l’emendamento legislativo permetterà agli assessori uscenti di competere ad armi pari (evitando, cioè, l’effetto “anatra zoppa” ) ma non basterà ad assicurarne la permanenza sull’amata poltrona. Perché il nuovo assetto dell’amministrazione regionale – ampliato probabilmente a dieci deleghe – sarà dettato da più fattori, al momento imprevedibili: la casacca del candidato presidente e le conseguenti concessioni ai partner; l’esito delle urne e i rinnovati rapporti di forza in seno alla coalizione; la mappa geopolitica e correntizia degli incarichi, perfino. Una matassa caotica e lontana dall’essere sbrogliata.
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