Nikola Greku, il tiktoker da un milione di follower: «Padova mi ha ispirato»
Nikola Greku, 22 anni, originario dell'Albania, ha trovato a Padova la rampa di lancio per la sua carriera sui social: «Ho iniziato in città raccontando la vita di noi studenti, dagli alloggi in disordine ai ritrovi al Portello»

Nikola Greku, il giovane tiktoker che ha trovato la sua rampa di lancio a Padova, è un talento in ascesa nel panorama dei social.
Nato in Albania il 4 gennaio 2002, si è trasferito in Italia a soli tre anni. Poliglotta e curioso, ha studiato Telecomunicazioni a Venezia e Ingegneria a Padova, dove deve completare l’ultimo esame prima della laurea.
Dalla città del Santo si è poi trasferito a Milano, dove si dedica a tempo pieno al suo lavoro di creator. Con una voce magnetica e una parlantina irresistibile, Nikola ha conquistato oltre un milione di follower su TikTok grazie a interviste, video comici (a volte anche seri), e format ricchi di ironia.
I suoi interessi spaziano dalla musica alla recitazione, passando per la psicologia e lo sport. Ha accumulato esperienze come pianista, atleta, modello e tecnico del suono e molto altro ancora, dimostrando una grande versatilità.
Greku, lei a Padova si è praticamente fatto conoscere. Da dove è partito tutto?
«Quando ho iniziato l’università a Padova, i social erano solo un hobby. Pubblicavo per divertimento. Ma è stato proprio qui che tutto è cambiato. È il luogo dove ho riscoperto me stesso e dove è iniziato il mio percorso. Il primo anno facevo il pendolare dalla provincia di Venezia, poi mi sono trasferito in città, vivendoci per due anni e mezzo e studiando Ingegneria dell’Informazione. Ora mi manca un esame per laurearmi anche se mi trovo a Milano. A Padova ho iniziato raccontando la vita universitaria e intervistando gli studenti il mercoledì sera».
Si può dire che questa città è stata di ispirazione?
«Assolutamente sì. Padova ti accoglie e ti dà tanto. Quando inizi a viverla, diventa casa».
Ora vive a Milano. È stata una scelta lavorativa?
«A Milano quello che prima era un hobby è diventato ufficialmente una professione. Qui posso fare più collaborazioni, conoscere persone e imparare dai migliori. È una città che, per chi lavora con la comunicazione e i social, offre infinite opportunità. Milano è un po’ la Mecca del networking».
È tornato nelle aule del Bo anche come esperto. Che emozione è stata?
«Un’esperienza unica e un onore immenso. Sono stato invitato dal professor Claudio Riva, presidente del corso di Scienze sociologiche, per tenere tre workshop sulla comunicazione su TikTok e un seminario per gli studenti del secondo anno. È stato strano, ma stimolante».
Non ha mai abusato della fama. Ha sempre cercato di creare relazioni. Può essere stato questo il suo punto di forza?
«Sì, l’interazione è il mio marchio di fabbrica. Ho sempre cercato di costruire legami autentici, senza esaltarmi o abusare della visibilità».
Il suo sogno è continuare con i social?
«La comunicazione mi affascina molto e il mio obiettivo è trovare un modo per unire questa passione alla mia formazione tecnica. Non so come cambieranno le piattaforme, ma sono curioso di esplorare le possibilità future».
Uno dei suoi format più amati è “La casa dei fuori sede” ed è nato proprio a Padova: in che modo?
«L’idea nasce da un creator americano che faceva tour di case con un taglio immobiliare. Io ho voluto adattarlo alla vita studentesca, mettendo in evidenza come il modo di vivere degli studenti si rifletta nelle loro abitazioni. Mi concentro su dettagli come il cibo, l’ordine, o il disordine molto spesso, e l’atmosfera generale. È un format che mescola comicità e inchiesta. Ha riscosso molto successo. A Padova ho girato i primi episodi, circa una dozzina. Ho ricevuto molte richieste per partecipare».
Prima di trasferirsi a Milano, ha fatto un video saluto dedicato a Padova. Sembrava realmente emozionato: è cosi?
«Era un’emozione sincera. Padova è stata fondamentale per me. Porterò sempre nel cuore le persone, le strade del centro, i percorsi in bicicletta, l’università, ogni dettaglio. È una città che ti accoglie e ti fa sentire parte di qualcosa di più grande».
Per concludere. Qual è il luogo di Padova che le ha dato di più in questi due anni e mezzo?
«Dal punto di vista universitario, Porta Portello è il simbolo di tanti ricordi, ansie e traguardi. A livello personale, il mio rifugio era piazza dei Signori, in particolare il BarCode. Padova è una città che continuerò ad amare e consigliare a tutti».
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