"Tranquilli, ci sono soldi per tutti"

Idee, abitudini e passioni: chi era Mario Conte. Il racconto della domestica
Conte con la domestica
Conte con la domestica
Nell’immaginario collettivo è un Ebenezer Scrooge, ricco e avaro, proprio come il finanziere londinese protagonista del racconto Canto di Natale di Charles Dickens. Ma nella realtà, nella vita di tutti i giorni, Mario Conte, il commerciante di pelli morto il 13 ottobre scorso all’età di 91 anni, era tutt’altro. Era un uomo in grado di stipendiare sei persone solo per dare loro un aiuto, un uomo pronto a far operare la sua donna delle pulizie alla clinica Morgagni accollandosi tutte le spese.


O ancora a pagare cinque anni di studi al Barbarigo al figlio di una ex collaboratrice domestica. Ma Mario Conte era anche un uomo deciso, con principi solidi. Perché solo un individuo con un carattere forte poteva riuscire a respingere Giustina Destro nel momento in cui gli chiese di cedere il suo milione di azioni Antonveneta a Gianpiero Fiorani. «Quell’uomo non mi piace», diceva. Era il 2005. Conte scelse Abn Amro e raddoppiò il capitale. Ecco il proprietario del tesoro che scuote la città di Padova, visto con gli occhi della persona che gli è stata accanto per 40 anni. Gabriella Checchetto è entrata in casa Conte nel 1969 come guardarobiera. Da quel momento gli è sempre stata accanto, fino al giorno della morte.


L’INCONTRO
. «Ho incontrato per la prima volta Maria Marzetto, moglie di Mario Conte, nel marzo del 1969 - racconta Gabriella - ci siamo trovate in un negozio del centro e in quel momento mi ha detto che aveva bisogno di una guardarobiera. Io avevo un bambino di due anni, ma accettai. La signora Mimì, così la chiamavano, si era “innamorata” di me. Quando è nata Elisabetta, la mia seconda figlia, sono rimasta a casa un po’. Poi sono tornata e gli sono stata vicina fino all’ultimo giorno».


IL RACCONTO.
Chi era Mario Conte? «Era una persona straordinaria. Basti pensare che Velia Bassani, l’altra collaboratrice domestica, è stata operata all’anca ben quattro volte nella casa di cura Morgagni e le hanno sempre pagato tutte le spese. Quando la signora Mimì ha iniziato a stare male, mi è stato chiesto di andare lì più spesso. I miei figli ormai erano grandi e quindi non avevo più impedimenti. Ci eravamo organizzati così. Io stavo con lei tutto il giorno, mentre il signor Mario faceva la notte. Il giorno prima che Maria Marzetto morisse, le avevo tagliato i capelli, perché lei non poteva uscire per andare dalla parrucchiera. Non faceva altro che ripetermi: “Mi raccomando, la mia famiglia”. Morì l’8 marzo 1996, il giorno della festa della donna. Le avevo comprato un ramoscello di mimosa, ma se ne andò prima delle 7 del mattino. Il signor Conte mi disse: “Gabriella, contatti l’impresa funebre, faccia tutto lei”.


LE PASSIONI
. Mario Conte era un self made man. Si era fatto da solo e come tutti gli uomini di questo genere, adorava il suo lavoro: il commercio. Amava anche la montagna e ogni anno, d’estate, andava almeno un mese al Linta Park Hotel di Asiago. Ma nel momento in cui è andato in pensione, ormai prossimo ai 70 anni, la sua occupazione principale è diventata la finanza. «Ogni mattina comprava otto giornali. Lui però era un lettore appassionato di Libero - ricorda Gabriella - Era molto attento, scrupoloso. Studiava gli investimenti nei minimi particolari. Era costantemente in contatto con Mirco Bertocco, funzionario Antonveneta. Ogni tanto ci diceva: “Anche oggi ho già preso 20 milioni (di lire, ndr). Ho già i soldi per pagare gli stipendi a tutti voi”. In qualche occasione ha detto: “Qui ci sono tanti soldi, ce ne sono per tutti”.


I COLLABORATORI
. «C’era Maria che lavorava nella villa di Teolo, c’eravamo io, Velia, Luciano Cadore, Antonio (il ragioniere) e poi c’erano le due badanti, una moldava e una filippina. Ci ha sempre aiutato tanto. Mio figlio aveva fatto la scuola di odontotecnico e il signor Mario è riuscito a fargli fare la pratica presso lo studio del suo dentista di fiducia. Mi chiedeva sempre come andava in famiglia. Mi diceva: “Non voglio che li trascuri”».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova