Tre anni d’inferno e dieci episodi poi Marta Bisello se ne è andata

È il 19 ottobre dello scorso anno quando la polizia suona al campanello di Felice Maniero, o meglio di Luca Mori, e lo arresta per maltrattamenti in famiglia ai danni della compagna Mara Bisello. È ancora una Maniero spavaldo con il piglio del capo, anche se la depressione lo sta minando. È depresso per la mancanza di denaro e per aver rotto tutti i rapporti con la famiglia. «Giudice ma le pare che io, con il mio passato, dopo aver riconquistato la libertà, rischio di tornare dentro? Lasciando mia figlia in balia degli amici o peggio ancora dei miei nemici?». Sono le prime frasi che dice al Gip quando viene interrogato per la convalida dell’arresto. Quando parla dei nemici si riferisce in particolare al suo ex braccio destro, “Marietto” Pandolfo. Maniero cita esplicitamente il nome di Pandolfo, aggiungendo di essere preoccupato per l’esposizione e la vulnerabilità della figlia. Maniero aveva replicato punto per punto alle contestazioni che lo riguardavano, una decina di episodi nell’arco temporale compreso tra l’ottobre del 2016 e il maggio del 2019, mese in cui la compagna si è trasferita in una comunità. Ma al giudice ha esternato anche tutta la sua preoccupazione per figlia diciottenne, rimasta sola a casa. Rispetto alla relazione con la compagna Maniero ha ammesso che «era un po’ in crisi anche per questioni economiche», che sicuramente ci sono stati degli insulti e delle ingiurie dovute al fatto che lei si impegnava a eseguire alcune commissioni - ha spiegato - ma poi se ne dimenticava. «Io mi scaldavo, la ingiuriavo perché doveva fare delle cose e poi non le faceva», la sintesi della sua spiegazione davanti al giudice, «ma non c’è mai stata alcuna minaccia». Ma non gli hanno creduto ed è stato condannato.

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