Trivelle in Adriatico, pronti al referendum

Il consiglio regionale all’unanimità vota contro il governo Renzi che ha autorizzato la ricerca degli idrocarburi in mare

VENEZIA. No ai pozzi di petrolio in Adriatico, l’Eni può piazzare le sue piattaforme nel Mediterraneo al largo delle coste egiziane, ma deve tenersi alla larga da Venezia e dalla sua laguna. Il consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità le due proposte referendarie presentate dal presidente, Roberto Ciambetti, per abrogare quelle parti del decreto «Sblocca Italia» che consentono la ricerca di idrocarburi in mare, come del resto può fare la Croazia nelle sue acque territoriali. Il Veneto, che ha costruito sei anni fa con il presidente Galan il rigassificatore in Polesine, non vuole gli incentivi previsti dallo Sblocca Italia e al suo fianco ci sono tutte le regioni adriatiche pronte a votare il referendum nel 2016, se il governo non farà dietrofront.

Solo l’Emilia Romagna è in piena sintonia con Roma, perché il polo degli idrocarburi di Ferrara rappresenta una realtà fondamentale dell’economia locale. Venezia, invece, sta girando pagina e dopo lo smantellamento del petrolchimico di Marghera intende difendere la laguna con le paratoie del Mose e un nuovo canale per l’ingresso delle grandi navi da crociera.

Il testo delle due proposte referendarie, illustrate a palazzo Ferro Fini dal presidente della commissione Ambiente Marino Finozzi con la controrelazione di Graziano Azzalin (Pd), è quello votato dall'assemblea della Conferenza dei presidenti dei consigli regionali, tenutasi a Roma lo scorso 11 settembre: il via libera al referendum porta la firma di otto regioni, dopo il sì del Veneto.

Le proposte dei cinque quesiti contenuti nei due referendum si concentrano sull’art.38 del dl 133.2014 (“Misure per la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali”), provvedimento legislativo nel quale tutte le assemblee regionali hanno visto una ingerenza pesante sulle competenze regionali. I quesiti referendari si propongono di porre rimedio al depotenziamento del ruolo delle Regioni e degli Enti locali in sede di approvazione del piano delle aree per le attività di ricerca e di estrazione degli idrocarburi, e di far contestualmente fronte alla scarsa incidenza che le Regioni avrebbero in relazione alle opere strumentali a dette attività. Inoltre il quinto quesito mira a far sì che l 'intesa sul rilascio dei titoli minerari torni ad essere un «atto a struttura necessariamente bilaterale » e cioè «superabile» dallo Stato solo a seguito di effettiva «trattativa» con le Regioni interessate. Il presidente del Consiglio regionale ha ricordato che il testo presentato, assolutamente identico in tutte le regioni italiane, fa parte di un percorso che, se approvato dai Consigli regionali entro il 30 settembre, porterà alla convocazione del referendum già entro il 2016.

Contestualmente alle due proposte di referendum l’assemblea consiliare, sempre all’unanimità, ha approvato due ordini del giorno presentati il primo dal Movimento 5 Stelle che impegna la Giunta regionale a dare piena ed esaustiva informazione del requisito referendario e sulle modalità e data di voto; il secondo, presentato da Marino Finozzi, che impegna la Giunta ad attivarsi in tutte le sedi, nazionali, europee ed internazionali, al fine di tutelare il mare Adriatico. (r.r.)

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