Trocchia avverte «Il made in Italy si tutela con i fatti»

Polemica a distanza dell’ad di Safilo con Zoppas (Thelios) «Bisogna portare rispetto a maestranze che da decenni danno valore al settore»
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - NUOVO AD SAFILO. ANGELO TROCCHIA
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - NUOVO AD SAFILO. ANGELO TROCCHIA

padova. «Se si vuol parlare di made in Italy credo sia giusto andarlo a fare con qualche operaio che lo produce da trent’anni. È una pura riflessione, che viene spontanea a sentir chi ancora di made in Italy non ha prodotto nulla». Angelo Trocchia, ad di Safilo risponde a distanza, senza citarlo al ceo di Thelios Gianni Zoppas, che a Longarone ragionando sull’industrializzazione del dopo Vajont aveva citato il “fatto in Italia” come la via per garantire un futuro al territorio. . Thelios è la joint venture tra il gigante del lusso Lvmh e Marcolin, saranno loro a produrre dal 2021 Dior, una delle licenze storiche del gruppo guidato da Trocchia, con un impatto atteso anche sulle maestranze impiegate nello stabilimento di Safilo.

«Longarone esiste dal 1990 e Santa Maria di sala dal 1964» riprende Trocchia «il 70% dei nostri lavoratori sono donne, e stanno lì da vent’anni. Dal 2013 ad oggi da Longarone e Santa Maria di Sala sono usciti 45 milioni di pezzi di made in Italy, con Martignacco arriviamo a circa 48 milioni di pezzi. Nel 2019 abbiamo fatto 6300 ore di formazione per conservare il nostro know how». E poi chiama in causa anche il tema dei giovani: «Siamo contenti che ci sia l’intenzione di aumentare l’occupazione dei giovani nella valle, ma non bisogna dimenticare le persone, che hanno maturato queste competenze e che nei 23 anni di produzione di Dior hanno messo l’anima. Safilo solo negli ultimi tre anni ha investito in capex più di 4 milioni di euro. Io credo che tutti dobbiamo cercare di avere un po’ di rispetto anche nei confronti delle maestranze che non saranno più giovanissime, hanno un’età media oltre i 40 anni, ma hanno dato un grande valore a questa industria. Si tratta di operai che hanno creato gli occhiali di Armani, di Gucci, oltre che di Dior. D’altronde per noi rinnovare con Kering (l’altro colosso francese proprietario di marchi globali che ha internalizzato la divisione eyewear, ndr) l’accordo di produzione di Gucci è stato un grande riconoscimento delle nostre capacità, dell’eccellenza del nostro servizio». —

Roberta Paolini

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