«Un guazzabuglio, non l'avrei votato»

Mario Bertolissi, docente al Bo
Mario Bertolissi, docente al Bo
 
PADOVA.
«Lo dico con infinito dispiacere: io, questo testo, non l'avrei votato. Ho difeso la legge delega sul federalismo fiscale nel corso di un'audizione in Senato ma poi le trattative e i compromessi l'hanno trasformata in un guazzabuglio».  Mario Bertolissi, costituzionalista dell'università di Padova, è un avvocato liberale che ama la schiettezza. Federalista della prima ora, sì. Ma non ad ogni costo: «C'è chi si meraviglia che la riforma comporti un accentramento delle funzioni finanziarie e un inasprimento fiscale. Beata ingenuità... Come si fa a non vedere la spaventosa evasione fiscale che affligge il nostro Paese e impedisce la "giusta imposta". In Italia c'è chi paga e chi vive alle spalle di chi paga e questo costringe lo Stato ad accentuare sempre più il prelievo sul reddito, imponendo aliquote marginali tra le più alte del mondo. O si aggredisce alla radice questo problema, oppure tutto si riduce a slogan».  Qual è il peccato originale di questo testo? «Mettiamola così: il sistema federale fonda su alcuni pilastri, a cominciare dal principio di responsabilità tra amministrato e amministratore. Ecco, l'addizionale sull'Irpef cancella ogni rapporto tra dare e avere, è un tributo prettamente centralista. Avrebbero dovuto ridurla anziché cancellare l'Ici, quella sì un'imposta federalista. Per non parlare dei tagli lineari al bilancio, il trionfo del centralismo».  Eppure lei stesso giudicava positivamente la bozza iniziale... «Sì, ma nella fase cruciale è mancata una limpida teoria dello Stato». Ovvero? «Non sono stati stabiliti con chiarezza i punti nevralgici e costituivi, ad esempio la riforma della pubblica amministrazione, condizione necessaria all'avvio del federalismo. Non è stato previsto un collaudo dell'esperienza, cioè una fase di rodaggio e sperimentazione. Questa è una rivoluzione copernicana da mettere in cantiere perché ne beneficino i nostri figli, invece sì è agito in fretta, secondo una visione un po' accattona del vivere». Accattona? «Sì. Posso capire l'insofferenza della Lega, costretta a votare provvidenze per sanare gli sperperi. Ma la via maestra per trasformare lo Stato è lontanissima da questo pasticcio». f.tos.

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