Vendita Coin: tra famiglia e Bc tutto tace
La finanziaria dei fondatori deve seguire la cessione di Pai Partners In arrivo più di 200 milioni, ma nessun contatto per un reinvestimento

IN VETRINA Il prestigioso Coin milanese in piazza V Giornate
VENEZIA.
Sull'avventura imprenditoriale dei Coin nel Gruppo quotato che porta il loro nome, domani alle 23.59, potrebbe calare il sipario. L'appuntamento segnerà la chiusura del negoziato in esclusiva tra Pai e Bc Partners per la vendita della quota di controllo del leader italiano nel fashion retail. Fonti molto vicine alla famiglia sottolineano che, al momento, le possibilità che la casata veneziana reinvesta parte dei proventi ottenuti dalla vendita sono "vicine allo zero". I due fratelli Vittorio e Piergiorgio, usufruttuari delle quote intestate ai figli (due dei quali, Marta e Piero, siedono a tutt'oggi nel Cda di Coin) non solo non avrebbero fatto alcuna riflessione al momento, ma neppure risulta sia mai stata fatta una proposta o ci sia stato un avvicinamento da parte dei futuri (e assai probabili) proprietari. Le indiscrezione trapelate darebbero per prossimi all'accordo i due fondi di private equity per la transazione della quota di controllo pari al 69,3% della compagnia, custodita nel veicolo Financière Tintoretto. Cassaforte, controllata appunto dal private equity guidato in Italia da Raffaele Vitale e che vede la presenza di alcuni membri della famiglia Coin. I fratelli Piergiorgio e Vittorio Coin hanno mantenuto, tramite la cassaforte Fincoin, il 45,5% della Tintoretto a fianco del 54,5% di Pai e sono obbligati da un accordo di co-vendita a cedere il proprio pacchetto nell'eventualità in cui i francesi decidessero di vendere. Ergo subiscono la trattativa attualmente in corso. La famiglia avrebbe anche potuto far valere il diritto di prima offerta, ma il prezzo di Coin è veramente proibitivo (si parla di una valorizzazione del gruppo per 1,6 miliardi debiti esclusi) e la plusvalenza con cui la famiglia uscirà (senza considerare i dividendi percepiti negli anni) è veramente allettante. A conti fatti se Pai spuntasse il prezzo che chiede significherebbe un valore unitario per azione di 11,25 euro (oggi Coin quota 7,53 euro). Un premio notevole, di circa il 40% sulle attuali quotazioni. Facendo i conti si tratterebbe di più o meno 211 milioni di euro che intascherebbe la famiglia veneziana. E quindi le risorse per rientrare successivamente ci sarebbero tutte. In questo momento però i Coin non possono che attendere, aspettando che qualcuno si faccia avanti. Una volta chiuso il negoziato, uscito di scena Pai, potrebbe partire il balletto delle ipotesi, continua la fonte anonima. Quando i fratelli Coin vendettero la maggioranza a Pai ottennero il corrispettivo di 2,5 euro per azione e intascarono più o meno 180 milioni di euro. Oggi dopo quasi sei anni si ritrovano in minoranza in un Gruppo che vale tre volte tanto.
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