Veneto, nessun obbligo di vaccino all'asilo

La Regione sceglie la via del compromesso: libertà di scelta ma solo se la percentuale dei bimbi "coperti" è superiore al 90%, altrimenti decideerà il sindaco caso per caso
Un medico prepara una siringa monodose con il vaccino contro il virus dell'influenza in un'immagine d'archivio. ANSA/STRINGER
Un medico prepara una siringa monodose con il vaccino contro il virus dell'influenza in un'immagine d'archivio. ANSA/STRINGER

VENEZIA. In Veneto l’obbligo vaccinale non verrà reintrodotto tourt court. L’amministrazione di Luca Zaia conferma la linea dell’«adesione consapevole e responsabile alla profilassi» sancita dalla legge regionale del 2007 ma introduce una serie di misure aggiuntive per assicurare il recupero delle coperture e garantire la salute della collettività, a fronte di un calo generalizzato in tutto il Paese dell’adesione ai vaccini in età pediatrica.

Nel concreto, la delibera regionale (immediatamente esecutiva) riguarda i bimbi tra 1 e 5 anni: nell’atto di iscriverli all’asilo nido o alla materna, i genitori dovranno esibire la certificazione dei quattro antivirus “canonici” (poliomielite, difterite, tetano, epatite B) ma soltanto - ecco la novità - qualora la percentuale vaccinale nella scuola d’infanzia prescelta sia inferiore al 90%, ovvero alla quota di sicurezza indicata dal ministero della Salute; viceversa, sarà il sindaco (in veste di autorità sanitaria comunale) ad intervenire con un’ordinanza di allontanamento temporaneo o di esclusione del non vaccinato che dovrà quindi rivolgersi ad un istituto a «maggiore copertura».

Perché la scelta di mitigare l’obbligo? Per evitare ricorsi legali da parte degli agguerriti comitati No Vax (che in altre parti d’Italia hanno impugnato i provvedimenti proprio in relazione alla soglia di sicurezza comunque assicurata) ma soprattutto nell’obiettivo di persuadere le famiglie in assenza di norme nazionali che sanciscano la vaccinazione coatta: «Nell’assumere queste decisioni abbiamo voluto evitare la banalizzazione dell’obbligo sì o no, perché la questione è assai più complessa e richiede un approccio anche culturale», le parole di Zaia «i vaccini hanno sconfitto malattie gravi e salvato milioni di vite e paradossalmente proprio la scomparsa di queste patologie ha allentato l’attenzione delle giovani coppie al problema. Noi vogliamo incentivare l’informazione corretta, la scelta consapevole, la presa d’atto solidale che la libertà di ciascuno finisce dove comincia quella altrui, che non vaccinare i propri figli può mettere a repentaglio la salute pubblica in generale, ma soprattutto quella dei bambini più esposti ai rischi. Sotto una certa soglia di copertura in un nido e in una scuola materna i pericoli aumentano progressivamente per tutti, non solo per i non vaccinati, e questo ci ha spinto ad agire in questa direzione».

Così, la risposta ai No Vax - attivissimi nel “bombing” che in queste giorni (riferisce il consigliere regionale Sergio Berlato) ha tempestato gli amministratori veneti con centinaia di mail - avverrà in fase di prevenzione, attraverso una campagna sul web e un focus vaccinale esteso ai corsi prematrimoniali e a quelli precedenti il parto. Ma qual è l’attuale copertura in Veneto? «Abbiamo una soglia del 91,5% per le quattro vaccinazioni obbligatorie, con un trend in ascesa verso il 93%», fa sapere l’assessore alla sanità Luca Coletto «a differenza delle altre regioni che si valgono dell’autocertificazione, il Veneto dispone di un'anagrafe vaccinale su base informatica che fotografa con precisione l’andamento e ci consente interventi tempestivi».

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