Venezia, Banksy rivendica il bambino con il fumogeno

Banksy conferma che il bimbo migrante di San Pantalon è suo e il valore del palazzetto che lo ospita sale all’improvviso. Ieri il celebre e geniale artista inglese ha “rivendicato” nel suo profilo Instagram lo stancil del bimbo che tiene in mano un fumogeno segnalatore e indossa un giubetto salvagente. Un chiaro riferimento ai bambini che attraversano il Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Italia dalla Libia, migranti come i loro genitori. Alla fine Banksy mete a tacere tutti coloro, presunti esperti, pronti a sostenere che l’opera non era sua. E il sindaco Luigi Brugnaro è pronto a vincolare il muro del palazzotto che ospita lo stencil.
La conferma, alla fine, è arrivata. Con un post sul suo profilo Instagram, Banksy ha confermato la paternità della sua ultima opera, il bimbo migrante con la torcia affrescato su un palazzotto in Rio Novo.
Una conferma ufficiale che appariva quasi scontata, non solo per lo stile inconfondibile, ma perché la comparsa dell’opera aveva preceduto di poco il clamoroso video – postato sempre su Instagram – con cui l’artista aveva raccontato il suo essersi finto pittore abusivo per denunciare la vergogna delle Grandi Navi, prima di essere sfrattato dai vigili urbani da piazza San Marco dove un pittore di strada, che in molti pensavano fosse lui, voleva esporre l’installazione mobile «Venice in oil», un quadro scomposto raffigurante una grande nave da crociera. Installazione poi allestita in diversi punti del centro storico. Dalla piazza era stato allontanato per mancanza di permessi. Ma l’installazione era anche una perfomance dove il pittore di strada seduto davanti al quadro, che teoricamente interpretava Banksy, nell’esposizione di via Garibaldi, sarebbe un veneziano che fa la comparsa ed è stato in passato un professore.
Un distinto professore di diritto marittimo in pensione veneziano. Si chiama Ivo Papadia, ha 82 anni ed è stato tra i fondatori della Liga veneziana e ora lo danno vicino ai venetisti fedeli a San Marco. Quando qualcuno gli ha chiesto, due gironi fa sera lui l’uomo con il giornale, inizialmente ha sorriso, poi ha negato garbatamente e alla fine lo ha fatto in maniera più decisa. Ma a riconoscerlo sono stati i veneziani, commercianti e amici stretti, che lo vedono tutte le mattine in via Garibaldi. Nel tempo libero fa la comparsa, prestando il suo volto a set cinematografici non infrequenti in città. È probabile che proprio da questi suoi contatti sia stato raggiunto dagli emissari dell’artista inglese e ingaggiato per la performance, che si è svolta tra piazza San Marco e via Garibaldi il 9 maggio scorso.
L’aspetto interessante della rivendicazione di Banksy, arrivata su Instagram ieri pomeriggio (due foto e subito migliaia di commenti) è costituito dall’improvviso lievitare del valore immobiliare del palazzotto sul quale Banksy ha deciso di fare la sua ultima opera con il bambino migrante.
Poche ore prima dell’ufficializzazione della paternità dell’opera, l’immobiliare Engel&Volkers, aveva emesso un comunicato in cui magnificava le doti del palazzotto in Campo San Pantalon, sestiere di Santa Croce, in vendita per quattro milioni e mezzo di euro: 400 metri quadrati, otto camere da letto e due bagni.
Il sindaco ha fatto sapere che potrebbe chiedere la salvaguardia artistica dello stencil dell’artista dal volto misterioso, per evitare che qualcuno possa anche solo pensare di danneggiarlo o cancellarlo. –
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