Venezia, blitz degli ambientalisti contro le Olimpiadi di Milano Cortina 2026

Sul banner pubblicitario di Palazzo Grandi Stazioni appeso uno striscione di protesta. Spunta il volto del presidente della Regione Luca Zaia sorridente al posto della giovane sciatrice  sulle piste 

Il cartello esposto a palazzo Grandi Stazioni
Il cartello esposto a palazzo Grandi Stazioni

«Le Olimpiadi dell’insostenibilità». Uno striscione a grandi lettere ha coperto il banner promozionale di Milano Cortina 2026 affisso sul Palazzo Grandi Stazioni, sede della Regione del Veneto.

Al posto della giovane sciatrice pronta a lanciarsi sulle piste della discordia, il volto del presidente della Regione Luca Zaia, sorridente perché come ricordano gli attivisti presenti «Le Olimpiadi sono sue».

"Le Olimpiadi dell'insostenibilià": da Venezia il messaggio contro Milano Cortina 2026

Dalla montagna alla laguna, il grido degli ambientalisti è arrivato a Venezia con il presidio organizzato da Fridays for Future Venezia, Extinction Rebellion Venezia e il Venice Climate Camp davanti al palazzo della regione del Veneto, a Venezia, per dire «no» alla pista da bob per le Olimpiadi Milano Cortina 2026.
Nonostante non ci sia più niente da fare, perché lo scorso venerdì si è arrivati ad un accordo per costruire la pista, gli attivisti non demordono e portano il loro grido dalla montagna alla laguna, ribadendo l’insostenibilità dell’opera.
«Protestare è importantissimo» ribadisce il consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni, «perché poi ci saranno le incognite dei cantieri. Queste Olimpiadi sono uno spreco di risorse pubbliche».
Della stessa opinione anche Andrea Berta, del Venice Climate: «Quelli delle Olimpiadi non sono benefici che ricadono direttamente sul territorio. Le Olimpiadi sono l’ alibi perfetto per portare aventi un progetto di consumo di suolo» commenta.
«Zaia come Vaia» gridano gli attivisti, sottolineando l’impatto distruttivo della pista da bob sull’ambiente.
Tra il centinaio di persone presenti al presidio, la sezione veneziana di Italia Nostra, diversi gruppi e comitati locali, tutti d’accordo con il dire no allo sfruttamento del suolo «per un’opera che va a beneficio di pochissime persone».

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