Vernizzi: quei 7,5 mln sono a carico di Sis

L’ingiunzione di pagamento dei consorzi esclusi dall’appalto: «Spetta al vincitore risarcire le loro spese di progettazione»
Di Filippo Tosatto
Ferrazza Romano D'Ezzelino cantiere strada pedemontana posa della prima pietra ing. Silvano Vernizzi
Ferrazza Romano D'Ezzelino cantiere strada pedemontana posa della prima pietra ing. Silvano Vernizzi

VENEZIA. Nel percorso a ostacoli della Pedemontana Veneta le sorprese - sgradite, perlopiù - non finiscono mai. A turbare i sonni del concessionario Sis e della Regione, già afflitti dai problemi di sostenibilità finanziaria che minacciano il completamento dell’opera - ora si profila un’ingiunzione di pagamento richiesta al tribunale di Venezia dalla cordata uscita a suo tempo sconfitta dalla gara d’appalto, ovvero i consorzi Cpv (Maltauro, Rizzani De Eccher, Vittadello, Carron) e Cps (Impregilo, Ccc, Technital, Studio Altieri) con la regia di Piergiorgio Baita. Una schiera di colossi decisa a ottenere dal “piccolo” Sis (Gruppo Dogliani) il rimborso delle spese sostenute per il progetto preliminare (7,5 milioni) ed il piano economico-finanziario (4,5 milioni) esibiti in sede di gara e poi, sostanzialmente, adottati dal vincitore. Chi sborserà i quattrini? Lo chiediamo a Silvano Vernizzi, il commissario delegato alla realizzazione della superstrada a pedaggio.

Ingegnere Vernizzi, non è che il governatore Zaia si ritroverà un decreto ingiuntivo a sei zeri sulla scrivania?

«Assolutamente no. La legge parla chiaro: un promotore che partecipi alla gara presentando un project e non risulti vincitore, ha il diritto al risarcimento delle spese sostenute da parte del concessionario. Perciò spetta al consorzio Sis, e solo a lui, versare la somma».

Ma esattamente, di quanti soldi stiamo parlando?

«Nella proposta originaria, Impregilo e altri quantificano la spesa sostenuta in 7,5 milioni di euro. Sis la considera eccessiva ed è in atto una causa civile. Deciderà il giudice. In ogni caso, qualunque sia il risarcimento da versare - che, ripeto, spetta di diritto alla controparte esclusa - esso è compreso nei costi e nel piano economico dell’opera che sono parte integrante del contratto. Insomma, si tratta di una controversia tra privati alla quale la Regione Veneto è completamente estranea».

C’è chi sostiene che lei abbia scordato di chiedere a Sis il rinnovo della fidejussione a garanzia delle spese sostenute dai consorsi partecipanti alla gara, una circostanza che complicherebbe la risoluzione della controversia ed esporrebbe la Regione a qualche rischio finanziario...

«Non è affatto vero. Prima di sottoscrivere il contratto, il concessionario ha regolarmente firmato una cauzione definitiva pari a 80 milioni con polizza fidejussoria a copertura di tutte le garanzie dovute».

L’impressione è che, a un terzo dei lavori, Sis abbia il fiato corto. Esauriti i 614 milioni stanziati dallo Stato, ne ha investiti nei cantieri altri 60 ma ora si tratta di reperire il miliardo e mezzo necessario a completare l’opera. La conseguente emissione di bond, tuttavia, sembra condizionata alla partecipazione di Cassa depositi e prestiti, tutt’altro che entusiasta all’idea.

«Ribadisco, una volta, ancora che il finanziamento ulteriore di Pedemontana, attraverso bond, mutui o altro strumento, è interamente ed esclusivamente a carico del concessionario. Sis si è affidata a Jp Morgan per l’emissione delle obbligazioni e quest’ultima ne ha “raccomandato” l’avallo da parte un soggetto garante, sia la Cdp o la Banca europea di investimento, capace di rassicurare i mercati tramite una partecipazione diretta all’acquisto nell’ordine di 100-150 milioni, oppure una garanzia di solvibilità. Finora la Cassa ha svolto il ruolo di banca pubblica per le infrastrutture, adesso però dichiara che l’avallo non rientra tra i suoicompiti».

Se non cambierà idea, si profilano guai seri. Cosa intendete fare? Qualche coniglio nel cilindro?

«Beh, noi stiamo collaborando con il concessionario alla revisione del piano finanziario, per renderne le condizioni più appetibili agli investitori. Nel concreto, Sis è disponibile ad abbassare i pedaggi nell’ordine del 20% e ad aumentare di 50 milioni il proprio impegno diretto, aggiornando le previsioni sui flussi. Intorno al 20 agosto ci ritroveremo per la stesura definitiva».

Novità sul fronte dei pagamenti dei terreni espropriati?

«Confermo che a partire da ottobre, e fino all’agosto 2017, salderemo ogni mesi 6 milioni di arretrati fino ad esaurire il budget di 300 milioni concordati con l’accordo bonario».

E se alla fine di questa girandola arrivasse il niet di Cassa depositi e prestiti, con rischio di insolvenza per Sis?

«Sarebbe una sciagura. Pedemontana è la maggiore infrattura pubblica in costruzione nel Paese, il suo blocco esporrebbe il Veneto ad un disastro ambientale, con danni economici fortissimi ed un contenzioso infinito. Stiamo lavorando per scongiurarlo».

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