Verona, un detenuto di 51 anni si suicida in carcere
Nello stesso carcere si erano suicidati altri due detenuti a marzo. Il segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria De Fazio: «A Verona 607 detenuti sono stipati in 332 posti»

Ancora un suicidio nel carcere di Verona. Un detenuto 51enne di origini albanesi, arrestato per maltrattamenti in famiglia, si è tolto la vita impiccandosi nel pomeriggio di domenica 5 settembre nella sua cella della prima sezione della Casa Circondariale di Montorio. Ne dà notizia il segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio.
Si tratta del 65esimo recluso che si toglie la vita da inizio anno, cui bisogna aggiungere un internato in una Rems e tre operatori. «Numeri indegni per un paese civile che però non sembrano scalfire le coscienze di coloro che, detenendo la responsabilità politica e amministrativa delle carceri, dovrebbero intervenire concretamente quantomeno per arginare quella che è una vera e propria strage», ha dichiarato De Fazio.
Nel carcere di Verona a marzo altri due detenuti si erano suicidati nel giro di meno di 48 ore. «A Verona - ha spiegato il dirigente sindacale - 607 detenuti sono stipati in soli 332 posti disponibili, con un sovraffollamento pari all'83%, mentre gli appartenenti alla Polizia penitenziaria in servizio sono solo 370, quando ne servirebbero almeno 420, quindi una carenza del 26%».
A livello nazionale «i reclusi sono 63.120, mentre i posti sono solo 46.609» e a questo dato si contrappone «una voragine negli organici della Polizia penitenziaria che nelle prigioni supera i 20mila agenti mancanti. Se i detenuti scontano una carcerazione non dignitosa, tanto che per noi le carceri non rispondono neppure più ai presupposti giuridici per i loro mantenimento, gli appartenenti alla Polizia penitenziaria sono ormai stremati da carichi di lavoro esorbitanti e turnazioni di servizio che si protraggono anche per 26 ore continuative».
«Pure loro, dunque, patiscono le pene dell'inferno per la sola colpa di essere al servizio dello Stato che, per mano del Ministero della Giustizia, si continua a mostrare patrigno e caporale», ha concluso De Fazio.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova