[Verso dove] Parrucchieri ed estetiste, la difficile svolta imposta dal Coronavirus

Questo nostro progetto per gli abbonati digitali al nostro giornale si chiama "Verso dove" e vuole essere uno zoom sulla situazione che alcune categorie di lavoratori stanno vivendo all'epoca del Coronavirus. Prenderemo in esame diversi settori, con la formula che vedete qui sotto: l'intervista a un rappresentante della categoria, una scheda sul comparto, la contro-intervista al referente di settore che cerca non solo di analizzare il presente, ma anche - soprattutto, in realtà - di capire come sarà il "dopo".

Tra qualche giorno sarà un mese esatto di chiusura ma per loro ancora non c'è una previsione di possibile apertura. Barbieri, parrucchiere e estetiste sono tra le categorie che rischia di pagare più a caro prezzo la crisi legata al coronavirus. Un mese fa Rosso Parrucchieri di via Zabarella a Padova era un salone con un incasso medio di 80 mila euro al mese e nove dipendenti. Oggi è uno dei tanti negozi chiusi, con zero incassi e tutte le difficoltà del caso. Omar Libero, il titolare, risponde al telefono mentre installa delle barriere in plexiglass.
Dove le sta installando?
"Tra un lavatesta e l'altro. Non ho ancora indicazioni precise ma sono certo che bisognerà creare un divisorio tra le varie postazioni".
Un cambio radicale. Altri in previsione?
"Sicuramente guanti e mascherina per tutti, clienti e dipendenti. Vedremo se per i dipendenti saranno previsti anche dei paraocchi. Tutto ciò che ci chiederanno lo faremo".
La preoccupa il nuovo regime che si profila all'orizzonte?
"Relativamente. Nel senso che il mio negozio è grande, quasi 280 metri quadrati. In condizioni normali ci possono stare 40 persone, con le nuove misure andremo ad abbattere la capienza ma, insomma, siamo attrezzati. E' una materia completamente nuova ma siamo sul pezzo. Prima del lockdown avevamo già iniziato a introdurre qualche regola".
Quale?
"Per esempio l'obbligo di igienizzare le mani prima di entrare. Poi dovremo sicuramente rivedere tutto ciò che facevamo. Prima del coronavirus ogni cliente riceveva un massaggio alla testa prima del taglio. Credo bisognerà eliminarlo, per ridurre le occasioni di contatto".
Lei ha nove dipendenti, come li ha sistemati?
"Nessuno in cassa integrazione. Sono in ferie in questo momento. Io ho impostato il mio lavoro con una cura rigorosa per quel che riguarda i conti e ora penso di riuscire a reggere l'urto. Altri miei colleghi che hanno pensato solamente a tagliare i capelli credo si troveranno in difficoltà".
E' molto difficile resistere a questo urto?
"Le spese continuano a correre: affitto, mutui. Non è semplice".
Ha un'idea di quando vi faranno riaprire?
"Ancora non c'è una previsione, se non che saremo gli ultimi insieme a centri estetici e palestre. A rigor di logica credo che non potranno tenerci chiusi due mesi consecutivi, altrimenti falliscono tutti. Dunque mi verrebbe da dire che potremmo riaprire in maggio. Ma è soltanto una mia previsione".
Quando ha chiuso il suo salone?
"Il 9 marzo".
Ha perso molti soldi in questo mese?
"Tra marzo e aprile avevamo un budget da raggiungere: 190 mila euro. Ovviamente non sarà raggiunto".
I dipendenti sono spaventati all'idea di ricominciare?
"No, anzi. Ci sentiamo ogni giorno e non vedono l'ora di tornare. Stiamo facendo un sacco di corsi online per imparare le nuove regole di quello che sarà la nuova vita, dopo il coronavirus".

Le imprese artigiane attive in veneto al 30 giugno 2019 sono:
Acconciatori 8.408
Estetica 3.673
Questi occupano
Acconciatori 17.459 addetti
Estetica 6.755 addetti
(Elaborazioni ufficio studi Confartigianato veneto su dati infocamere)

"Per noi sarà una rivoluzione totale, i dipendenti non potranno più lavorare tutti insieme ma a turni, il cliente dovrà indossare guanti e mascherine, ci saranno ingressi contingentati e l'appuntamento sarà d'obbligo per controllare i flussi". Tiziana Chiorboli, 47 anni, di Rovigo, responsabile regionale di Confartigianato, si destreggia tra una telefonata e l'altra dei colleghi preoccupati. "Io credo che il 20 per cento dei colleghi avrà serie difficoltà a ripartire dopo questo stop così traumatico. Il Governo deve mettere sul piatto fondi appositi e, nonostante quelli, qualcuno dovrà comunque rassegnarsi a chiudere".
Lei e altri rappresentanti della categoria degli acconciatori stanno cercando di "disegnare" il nuovo modo di fare il mestiere. Guanti e mascherine per i clienti, solo mascherine per i parrucchieri. "Con i guanti è impossibile lavorare", ammette. "Dopo ogni taglio bisognerà operare con la disinfestazione della postazione". Confartigianato si sta muovendo anche a livello nazionale per fare pressioni.
Ma pressioni per cosa?
"Per riaprire" dice Chiorboli. "Questo stop deve finire, così come è concepito è insostenibile. Le spese continuano a correre: affitti, mutui. Ma le entrate non ci sono". Previsioni per la riapertura? "Previsioni ancora non ce ne sono, noi puntiamo a farlo alla volta di maggio. Questo stiamo chiedendo al Governo".
Lo tsunami coronavirus rischia di portarsi via una specializzazione molto in voga da qualche anno a questa parte: i barber. "Non sappiamo se sarà un servizio che si potrà continuare a fare" ammette Tiziana Chiorboli. "E' troppo rischioso lavorare così vicino alla bocca di un cliente".
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