Via Chiesanuova, paradiso e inferno

Traffico e smog, incidenti mortali e segnaletica discussa
Questa è la seconda puntata dell’avventura nel mondo delle biciclette che vogliamo far vivere ai nostri lettori, è un’esplorazione - «in apnea» per via dell’inquinamento - sulla convivenza tra automobilisti, ciclisti e pedoni nelle strade più a rischio della città. L’inchiesta che Il mattino di Padova compie in joint-venture con Legambiente tocca questa volta via Chiesanuova, che negli ultimi sette anni è sempre stata in pole-position per il numero di incidenti con ciclisti coinvolti. Vediamo perché.


Tremila al giorno

La pista ciclabile che si arrampica sul ponte e dal ponte scende è un vero e proprio campo minato, caratterizzato da una vistosa anomalia della viabilità: il numero dei ciclisti è considerevole, ne passano 3000 al giorno. Il Comune è intervenuto per mettere in sicurezza i due punti più pericolosi dopo il tragico incidente che lo scorso autunno è costato la vita ad una ragazza, Alessia Brombin: la pista è stata prolungata e l’attraversamento sul ponte delle Brentelle rialzato, c’è stata anche una complessa riorganizzazione delle intersezioni stradali sulle rampe del cavalcavia. La situazione comunque resta delicata e pericolosa perché su un tratto di circa due chilometri ci sono ben 24 stop ai ciclisti, una fermata ogni 23 secondi di tragitto. Questi stop alle bici sono atipici perché normalmente negli attraversamenti dovrebbero esser le due ruote ad avere la precedenza. Recita l’articolo 40 del Codice della strada: «In corrispondenza degli attraversamenti pedonali i conducenti dei veicoli devono dare la precedenza ai pedoni che hanno iniziato l’attraversamento; analogo comportamento devono tenere i conducenti dei veicoli in corrispondenza degli attraversamenti ciclabili».


Tutti insicuri

La decisione del Comune è comunque comprensibile, non è una concessione di privilegi all’automobilista, ma, dato il modo in cui è impostata la circolazione su quella via, gli stop hanno un loro senso: sarebbe stato, infatti, temerario disegnare gli attraversamenti per le biciclette lasciando che i ciclisti li affrontassero serenamente contando sul fatto di avere la precedenza. Ma gli stop non hanno migliorato la situazione, hanno creato, infatti, un senso di insicurezza che coinvolge sia ciclisti che automobilisti, che non sanno bene chi deve passare per primo. In effetti le biciclette devono fermarsi prima di ogni stop, ma, una volta iniziato l’attraversamento, è l’automobilista che deve dare la precedenza perché così è previsto dal Codice della strada. Il ciclista, quindi, dovrà scendere dalla bici per 24 volte in due chilometri, attraversare il passaggio con il veicolo a mano, rimontare in bici per rifermarsi e scendere di nuovo. Attraversare l’incrocio stando sul sellino è quasi un suicidio, perché le auto che svoltano a destra, ti arrivano da dietro e proprio non le vedi.


Rotonde e non solo

Va anche detto che, purtroppo, per l’automobilista la percezione della presenza del ciclista non è facile, a volte proprio non lo vede, è un ostacolo su cui l’attenzione di chi è in macchina scivola. Una soluzione sono le rotonde. Per ora ne sono previste due: la prima in corrispondenza del Cimitero e la seconda all’altezza della caserma Pierobon. Ne servirebbero altre due per permettere agli automobilisti di girarsi senza dover attraversare la strada, immettendosi nelle laterali che incrociano la ciclabile. Oltre alle rotonde vanno attuati alcuni accorgimenti specifici come l’eliminazione di alcuni cassonetti o siepi che ostacolano la visibilità e la modifica di qualche senso di marcia nelle intersezioni laterali.


Altri dettagli importanti: l’immissione su via Chiesanuova da via Pacinotti è particolarmente pericolosa perché le auto sostano sulla ciclabile facendo attenzione solo ai veicoli che vengono da sinistra in attesa di potersi immettere sulla strada e non si curano affatto dei ciclisti che scendono il cavalcavia alla loro destra. Andrebbe vietata l’uscita da via Pacinotti, spostandola su via Magarotto. Dice Federico Benedetti del gruppo Bici di Legambiente: «Una volta presi gli accorgimenti adatti, gli stop vanno eliminati per raggiungere una situazione di normalità a tutela degli utenti della strada più deboli, costringendo le auto a rallentare e a fermarsi se necessario in corrispondenza degli attraversamenti. Anche sul cavalcavia, una volta completati i dossi, messi i segnali luminosi, attivi anche di giorno in tutte le intersezioni e modificati i raggi di curvatura, gli stop vanno eliminati».


Comitato spontaneo

Dello stesso parere Marco Pavin, portavoce del Comitato spontaneo per la ciclabile di via Chiesanuova: «Per quanto utile a livello locale, non è la soluzione finale per un collegamento tra il quartiere e il centro cittadino, visti i livelli spaventosi di traffico e inquinamento. Attendiamo risposte anche sul secondo importante punto della raccolta di firme (1200 i sottoscrittori), ovvero lo studio del percorso alternativo lungo via Pelosa con il completamento della pista già in costruzione fino al parco Brentelle e la realizzazione di una passerella sopra la ferrovia».


Sarebbe bello costuire una galleria di «facce da bicicletta» perché i ciclisti hanno un’espressione un po’ così tra l’assorto e il trasognato. Non che non stiano attenti al traffico, ma il velocipede è un mezzo che fa sognare anche se pedalare costa fatica. Avete presente quella bella canzone sul naso di Gino Bartali così poetica e malinconica? Vi ricordate del «giringiro», la ninnananna radiofonica con cui si mandavano a letto i corridori del Giro d’Italia? Insomma, bici è bello. Laura Torresin, 23 anni, ha una faccia da bici, molto più carina di quella di Bartali, ma determinata. Vive a Rubano e studia agli istitutii universitari in zona Portello. Se non piove, va in bicicletta percorrendo i dieci chilometri e passa in 30-40 minuti. Ha anche una bici di riserva parcheggiata a Padova, così, se ha fretta o tira vento, può raggiungere il centro con altri mezzi e poi muoversi in città in bici. «Se la pista ciclabile di via Chiesanuova - sostiene Laura - venisse prolungata oltre il semaforo delle Brentelle nel comune di Rubano, farebbe un ottimo servizio per chi viene a Padova».
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