Via Facciolati, la pista ciclabile è rialzata

Resta da completare il tragitto da S. Osvaldo a Voltabarozzo
Il nome di Jacopo Facciolati (1682-1769) ci accompagna in due luoghi molto diversi: il Seminario Maggiore dove fu insigne maestro, uno dei maggiori centri di studio con rilevanza nella cultura per l’eccellenza dei docenti e la vastità dei saperi custoditi nella straordinaria biblioteca.


E poi c’è la via allo stesso personaggio intitolata, che è una delle principali strade di accesso alla città, una radiale che porta traffico al grande campus universitario di Agripolis a Legnaro e lega al capoluogo le attività della Saccisica.


Non solo, è questa la «via del mare» per i padovani, quella che d’estate si ingolfa di un turismo domenicale verso Chioggia e Sottomarina. Caricando le tinte possiamo definire questa grande strada che fa da spartiacque ad un quartiere popoloso e di forte identità come «luogo di deportazione» perché qui furono sistemati in parte gli sfrattati del centralissimo borgo di Santa Lucia sventrato per costruirvi negli anni Trenta quel monumento al regime che è piazza Spalato, ora piazza Insurrezione.


Via Facciolati è una delle strade cittadine poste sotto analisi da Legambiente per una valutazione della convivenza arrabbiata o felice tra biciclette e quattro ruote. Questa è la sesta puntata che pubblichiamo, in collaborazione con l’associazione ambientalista, sulla rete padovana delle piste ciclabili, certamente perfettibile (si è trattato di dare soluzione ad un problema di notevole complessità), ma altrettanto certamente molto articolata e importante, frutto di un considerevole impegno finanziario e di progettazione dell’assessorato alla Mobilità.


LA SCHEDA.
E veniamo alla scheda di Legambiente: i volontari hanno censito lo spostamento di 2000 ciclisti al giorno che percorrono la strada con destinazione scuola, lavoro, ma anche shopping nei numerosi negozi del quartiere.


Via Facciolati è la seconda strada di Padova per numero di incidenti con biciclette coinvolte. Ora c’è la pista ciclabile e la situazione è certamente migliorata anche se il percorso va diviso in due tratti con caratteristiche molto diverse.


Dice Sandro Ginestri del Gruppo Bici di Legambiente: «Dalla rotonda con via Gattamelata all’incrocio con via Pertile, la pista è rialzata a livello del marciapiede e quindi protetta dal traffico automobilistico. Nelle ore di punta fa piacere vedere le biciclette che filano via veloci superando la lunga colonna di automobili che si forma sulla strada».


Secondo la testimonianza di Lucia Corti del direttivo di Legambiente che abita nel quartiere e che accompagna tutti i giorni in bicicletta i suoi 2 bambini utilizzando la pista ciclabile, si tratta di una realizzazione fortemente voluta dai residenti, anche se all’inizio non erano mancate le contestazioni. Le prime proteste risalgono al dicembre 2004.


La pista su entrambi i lati della strada e comoda per l’accesso ai negozi, è rialzata e quindi offre protezione, evita l’attraversamento della strada, inoltre è separata dal marciapiede da un filare di alberi, circostanza che evita l’occupazione distratta dello spazio da parte dei pedoni. Insomma, questo tratto è sicuro e funzionale. Da via Pertile a via Sant’Osvaldo, invece, la pista è solo disegnata per terra e ciò è stato fatto per mantenere i 27 posti di sosta delle automobili.


C’ è anche un altro inconveniente: questa pista non protetta, in corrispondenza dei parcheggi si restringe. Prima, però, era peggio. Infatti, per superare le auto in sosta le biciclette dovevano portarsi al centro della carreggiata e si trovavano strette in una tenaglia: da un lato le auto in corsa e dall’altro quelle parcheggiate le cui porte possono sempre aprirsi all’improvviso. Poi, però, sono stati fatti rientrare i parcheggi al posto delle aiuole, recuperando un po’ più di spazio per le biciclette. Sussiste sempre il problema delle vetture che parcheggiano al di fuori degli spazi assegnati occupando la pista ciclabile. Un’unica medicina: multe salate.


LA PROPOSTA.
Resta da completare la pista ciclabile sulla restante metà della strada da via Sant’Osvaldo al Ponte di Voltabarozzo. Qui ci sono altri 25 posti auto da sistemare e con questa presenza l’unica soluzione possibile è una pista ciclabile disegnata e un percorso a slalom da parte delle bici ogni volta che si tratta di aggirare l’auto in sosta. Secondo Legambiente si può fare qualcosa di diverso: non lontano dal semaforo delle poste, all’angolo con via De Giovanni, c’è un grande edificio un po’ usurato dal tempo; davanti si apre un piazzale che serve da deposito per materiale edile.


«Se il Comune volesse», dicono gli ambientalisti, «potrebbe acquisire l’immobile e utilizzarlo per collocarvi almeno 16 posti auto e dare spazio alla pista ciclabile protetta. Altri spazi per la sosta delle auto possono essere collocati lungo la via dove i marciapiedi sono più larghi e anche in via Fanzago alla fine della strada».


«Sul completamento della pista fino al ponte di Voltabarozzo c’è anche un progetto di indirizzo del quartiere 4 che, eliminando solo cinque posti macchina, permetterebbe la realizzazione di una pista ciclabile protetta», conclude Ginestri.
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