Yacht «furbetto», indagato il patron di Salmoiraghi&Viganò

Come per Briatore, Boldi e Vasco Rossi, il ciclone maxi-yacht si abbatte su un illustre padovano: Dino Tabacchi. Il titolare della nota azienda di occhiali è accusato di evasione fiscale per la sua barca di lusso «Blue Eyes», 60 metri, intestata a una società genovese. Il figlio Edoardo: «La gestione è sempre stata trasparente. Ora è noleggiata a un gruppo libanese»
Dino Tabacchi
Dino Tabacchi
PADOVA.
Il ciclone «Briatore» investe anche un illustre padovano. La maxioperazione delle fiamme gialle, che ha già portato alla luce anomalie fiscali sui lussuosi yacht di nomi come Flavio Briatore e Vasco Rossi, ha coinvolto anche Dino Tabacchi, patron padovano della Salmoiraghi & Viganò. L’azienda è leader nel mercato dell’ottica.


L’INCHIESTA.
L’indagine parte dalla Guardia di finanza di Genova: secondo le fiamme gialle, lo yacht «Blue Eyes», di proprietà di un’omonima società genovese, sarebbe in realtà di appartenenza di Dino Tabacchi e della moglie Clelia Sabella. La barca è un 60 metri della Crn del gruppo Ferretti di Ancona. Il dubbio è che la «Blue Eyes» sia stata registrata come unità per il noleggio e il charter di lusso, e quindi affidata ad una società esterna con sede a Genova, solamente per ottenere sgravi e benefici fiscali. Attraverso questo meccanismo, per esempio, le accise sul carburante vengono dimezzate. In procura a Genova è già stata depositata una denuncia penale per il mancato pagamento di queste accise. Esiste inoltre un fascicolo amministrativo per evasione fiscale. Ad alimentare i sospetti della Gdf sussisterebbero parecchi elementi, a partire dal fatto che tra i commercialisti della società «Blue Eyes» compaia anche un membro del cda della Salmoiraghi & Viganò. La sede della società sarebbe inoltre la stessa di quella che cura gli interessi della «Cipollina», la barca di Massimo Boldi finita anch’essa nel mirino dell’autorità. Numerose foto e filmati raffigurano inoltre i Tabacchi a bordo dello yacht, che peraltro si chiamerebbe «Blue Eyes, come gli occhi di mio marito Dino», almeno da quanto ha raccontato la signora Sabella in un’intervista di qualche anno fa.


TABACCHI.
Dino Tabacchi, 64 anni, è proprietario della Salmoiraghi & Viganò, azienda leader nel settore dell’ottica grazie ai suoi 900 dipendenti e agli oltre 320 punti vendita sparsi nel territorio nazionale. Bellunese di nascita ma padovano d’adozione (vive in via Umberto I), è l’ultimo di tre fratelli: con Giuliano e Vittorio ha gestito per anni la Safilo, altro marchio leader. Ha fondato anche la catena internazionale Vision Express. Da qualche mese è presidente provinciale della Lega italiana per la lotta contro i tumori.


LA DIFESA.
La famiglia Tabacchi è pronta a demolire ogni capo d’accusa. Dalla residenza di Cortina d’Ampezzo, a farsi portavoce è Edoardo, che parla a nome del padre Dino: «L’operazione “Briatore” evidentemente ha avviato un serrato controllo che ha investito anche noi. La mia famiglia e la società “Blue Eyes” non hanno comunque nulla da nascondere». Edoardo conferma la massima trasparenza nella gestione dello yacht: «La società che gestisce la barca è italiana, la bandiera è italiana, l’equipaggio è di italiani - spiega il figlio di Tabacchi - Non abbiamo seguito la “moda” di battere bandiera inglese, che ci avrebbe certamente fatto risparmiare molto denaro». Per quanto riguarda l’utilizzo dello yacht, Edorardo fa notare che «è emblematico il fatto che ad agosto, il mese più adatto a viaggiare in barca, la mia famiglia sia a Cortina.


La “Blue Eyes” non è il nostro yacht: attualmente è utilizzata da una famiglia di facoltosi libanesi». Il giovane Tabacchi fa inoltre notare come la formula adottata per la gestione della «Blue Eyes» fosse stata pubblicizzata a suo tempo anche dall’Agenzia delle Entrate: «Nel 2004, anno di nascita della società, abbiamo peraltro interpellato l’Agenzia chiedendo se fosse corretto far noleggiare lo yacht anche a soci della stessa società di gestione. Il parere era stato positivo: non vedo, dunque, perché la mia famiglia non possa aver utilizzato quella nave». Conclude amareggiato: «Dispiace vedere associato il nome della nostra famiglia a vicende del genere: a Padova molti ci conoscono, e vorremmo che emergesse presto la verità».

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