Zaia tra due fuochi Oggi il vertice con Tosi e Salvini

VICENZA. Il giorno della verità nella Lega Nord è arrivato: questo pomeriggio, a Vicenza, si vedranno il segretario federale Matteo Salvini (che a mezzogiorno andrà a stringere la mano al benzinaio di Nanto che ha sparato al rapinatore giostraio), il segretario veneto Flavio Tosi e il governatore del Veneto Luca Zaia. Per la prima volta insieme dopo molte interviste, battute, frecciate e segnali in codice. L’ultimo dei quali lanciato sabato pomeriggio dal direttivo «nazionale» della Liga veneta, guidato e controllato da Flavio Tosi, che ha posto quattro paletti che pesano come macigni sulla strategia di Salvini. No alla convocazione di un congresso federale prima delle elezioni regionali per cambiare in corsa le regole; no a modifiche dello statuto per assegnare al consiglio federale l’ultima parola sulle liste alle Regionali; no alle alleanza regionali con liste dal simbolo di Ncd e Forza Italia; no al limite dei due mandati per i consiglieri regionali perché ci sono le preferenze.
«La situazione è difficile, inutile nasconderlo» ammette uno dei leghisti di più lungo corso. «Si sono cacciati da soli in un gran pasticcio».
Nel mezzo dello scontro tra Salvini e Flavio Tosi, che con la sua Fondazione Ricostruire il paese minaccia il progetto di Lega nazionale del Matteo leghista c’è il governatore del Veneto Luca Zaia. Che continua a professare fede e speranza in un accordo sereno, ma che rischia davvero di restare schiacciato tra i veti incrociati dei suoi interlocutori e compagni di partito.
Nel Carroccio del Veneto, intanto, bollono rabbia e sconforto. Perché da un lato Flavio Tosi ha militarizzato il partito, incastonando in ciascuna casella un suo fedelissimo e facendo sì che al momento del bisogno questi rispondano come un sol uomo; dall’altro Luca Zaia si è sempre rifiutato di fare il capocorrente ed ora si trova praticamente senza truppe e in grande difficoltà, costretto a contare solo sul patto di ferro con Matteo Salvini. Capace di contare solo sul proprio consenso personale: alto, ma non più altissimo come all’inizio della campagna elettorale perché da un lato cresce il profilo della candidata di centrosinistra Alessandra Moretti, dall’altra le baruffe leghiste stanno stancando l’elettorato tradizionale della Lega.
I colonnelli di Tosi sono il trevigiano Luca Baggio (che sabato pomeriggio ha lanciato la sua candidatura a governatore del Veneto), il padovano Maurizio Conte e il veneziano Daniele Stival. Con loro il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro, i bellunesi Ivano Faoro e Leonardo Colle.
Con Zaia restano il segretario provinciale di Treviso, Dimitri Coin, il tradizionale cerchio storico trevigiano di Gianpaolo Gobbo, Giancarlo Gentilini e Toni Da Re; i padovani Massimo Bitonci e Roberto Marcato, il bellunese Giampaolo Bottacin. Cui si sono aggiunti, in funzioni anti Tosi, il segretario veronese Paolo Paternoster, il vicentino Roberto Grande. Per ora, insomma, è muro contro muro. E la candidatura di Flavio Tosi a governatore del Veneto, in aperto contrasto con quella di Zaia, potrebbe aprire uno squarcio definitivo tra le due anime del Carroccio ormai separati in casa. Tosi, forte delle centomila preferenze alle Europee, ha il problema di trovare il suo orizzonte politico oltre la legislatura veronese, che scade nel 2017. Una quadra, insomma, deve tener conto anche di questo.
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